E’ passata inosservata qui da noi, ma ha fatto tantissimo rumore nella vicina provincia di Lecco la storia di Davide Castagna, noto nel pallone lombardo come il Toro, ex stella dell’attacco del Villa Valle, quattro reti in diciotto presenze con i giallorossi nella stagione 2018-2019. Qualche giorno fa l’attaccante, ora in forza all’Oggiono, in Serie D, ha scritto sul suo facebook un post con alcune frasi offensive e sessiste rivolte al ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova. Lo sfogo del giocatore, dovuto all’idea del governo di regolarizzare seicentomila migranti, è subito finito sulla pagina «Abolizione del suffragio universale», che conta più di 450mila followers.

Diventato virale, lo scritto del calciatore ha fatto il giro dell’intero Paese, con l’immediata presa di distanza della stessa società lariana, l’Oggiono, club pronto anche a un immediato licenziamento del suo bomber: “Il comportamento tenuto dal nostro tesserato è ben lontano dalla sana e morigerata etica sportiva a cui la società si è sempre ispirata. Castagna è stato immediatamente sospeso dall’attività agonistica della prima squadra. Si sta valutando l’ipotesi di risoluzione contrattuale”. 

A stretto giro di posta, l’intervento proprio di Teresa Bellanova. Ringraziando l’Oggiono per la solidarietà dimostrata, sabato il ministro dell’agricoltura ha in qualche modo difeso lo stesso calciatore, chiedendo al club di reintegrarlo in prima squadra. “L’odio genera solo altro odio, la violenza altra violenza. E questa spirale va fermata, questo continuo inquinamento dei pozzi della discussione politica e civile, ad iniziare dai social, va disinnescato. E allora alla società lecchese che ha preso un provvedimento così pesante, la sospensione e l’eventuale rescissione del contratto, io chiedo di ripensarlo perché in un momento in cui tante famiglie si trovano ad affrontare gravi difficoltà, privare una persona della sua fonte di sostentamento economico porta solo a disperazione, e quindi a ulteriore rabbia. Ma chiedo di ripensarlo soprattutto perché sono sicura che le ragioni della società siano state condivise dai più e perché sono fiduciosa che un tale provvedimento sia stato compreso anche dal giocatore stesso. Non è arrendevolezza la mia, sia chiaro. Ma provare a fare un passo di lato più riflessivo, anziché farne uno avanti armato, nella battaglia quotidiana per le nostre idee. Questa tendenza va invertita e chi ricopre un ruolo istituzionale deve essere, io credo, il primo a provarci. Anche se di quell’odio è stato vittima”.

L’epilogo dell’intera vicenda domenica, quando il ventinovenne originario di Civate, ex bandiera del Lecco, ha chiesto pubblicamente scusa al ministro: “Quando una persona sbaglia in maniera palese è bene chiedere scusa senza riserve. Soprattutto ho capito il mio errore dopo aver letto le sue parole. Le sono grato e spero che quanto accaduto mi faccia riflettere e maturare sul ruolo pericoloso dei social e sulla superficialità con cui noi li usiamo. Purtroppo ha conosciuto solo il mio lato peggiore”.  

Matteo Bonfanti