La famosissima Shérsya, la diciannovenne protagonista del mio primo libro, si trova in una grotta sperduta alle pendici d’un monte: una pausa obbligata per via d’un grave incidente di percorso durante la corsa in cui era impegnata per accedere alla reggenza del regno di Verania. La fanciulla, seduta a terra, sulle sue gambe tiene l’amore della sua vita: un giovane sconosciuto, nientemeno che il suo rivale per la corsa al trono. Lui la odia, o così almeno crede, giudicandola la classica vanitosa che si crogiola nella sua stessa fama, non sospetta minimamente di quel che la fanciulla provi in realtà. Lei è ferita, il giovane pure, madido di sudore, febbricitante e privo di sensi a causa di una rocambolesca caduta conclusasi contro il massiccio tronco d’un albero. Qui di seguito un estratto del monologo pieno di patos tenuto da Shérsya, parlando al suo segreto amore come se la stesse ascoltando.
“…lo rigirò usando dolcezza, riprendendo a passargli sulla fronte il panno intriso d’acqua.
-Non ti avevo visto arrivare all’accampamento, probabilmente siamo entrati da lati opposti. In effetti è talmente grande e le nostre tende sono così distanti tra loro che è facile non incontrarsi. Comunque, quando facesti ritorno al tuo alloggio ti seguii stando nascosta perché nessuno doveva accorgersi di me. Arrivato alla tenda però entrasti diretto lasciandomi completamente smarrita.-
La giovane sbuffò ripensando a quel momento.
-Per fortuna poco dopo sei uscito mettendoti in piedi a uno sgabello preso per attaccare a lato della tenda il simbolo della tua famiglia.-
Shérsya fece una smorfia perplessa corrugando la fronte.
-Non ti offendere ma non l’avevo mai sentita prima. Mamma passava molto del suo tempo a parlarmi delle dodici casate del regno ma io non ha mai ricordato un bel niente. Non mi interessava.- disse poi facendo spallucce. E poi si bloccò di colpo, sia nel parlare che nel fare. Quindi tornò al racconto di quegli attimi arrossendo ancor prima di riprendere.
-Non indossavi la casacca.- proferì mordendosi il labbro -Io stavo nascosta dietro la tenda dei Tarkan e… ti guardai a lungo, osservando il movimento di ogni tuo singolo muscolo: compresi però che lo strano trambusto che sentivo nella pancia era legato a te, al tuo corpo, al tuo essere.-
Scosse la testa, e di colpo sorrise amaramente perché già proiettata al ricordo successivo.
-La seconda sera riuscii a scappare all’assedio degli adulatori. Quindi presi l’occasione e venni a cercarti passando sul retro dell’accampamento. Una volta arrivata al tuo alloggio attesi ansiosa di vederti uscire: non ricordo il tempo che rimasi lì ad aspettare, se devo essere sincera a me parve interminabile quanto il tragitto di Heljo nei cieli del regno. Ero sicura però fossi nella tenda, tant’è che a un tratto mi feci coraggio ed entrai ma… trovandola vuota. L’idea successiva al disappunto fu di cercarti ma ti confesso che non fu per nulla semplice rimanere nascosta perché c’era molta gente che girava là dentro. Alla fine però intravidi la tua figura e un istantaneo colpo al cuore che mi bloccò.-
Shérsya si mise una mano al petto e sorrise chiudendo gli occhi come se rivivesse quell’istante pieno di magia.
-Quando riuscii a sbloccarmi cercai di avvicinarmi a te, appostandomi a poca distanza, sentendoti scherzare con un tizio dell’organizzazione. Ascoltando le vostre battute compresi fosse un tuo amico d’infanzia. La cosa però mi divertì a tal punto da non accorgermi che stavo uscendo allo scoperto.-
La giovane appoggiò la nuca alla parete di roccia con un viso triste, smettendo di accarezzarlo.
-Ricordo come fosse ora la vergogna provata quando gridarono il mio nome: il contraccolpo fu tale che mi ribaltò dalla parte opposta obbligandomi a recitare la parte dell’orgogliosa piena di sé.-
Riportò gli occhi al viso febbricitante del giovane sulle sue gambe.
-Ricordo in modo chiaro la tua espressione, ed io non seppi fare diversamente: il mio orgoglio pretese la sua parte palesandomi in un istante l’atteggiamento da sciocca giovincella che corre appresso a una cotta. In effetti mi stavo comportando come nessun maschio prima d’ora mi aveva portato a fare. E mi sentii ridicola, convincendomi a eliminarti da miei pensieri per concentrarmi sull’unico vero motivo della mia presenza ad Elitruv.-
Shérsya alzò il viso alla volta della caverna.
-Ero risoluta, volta a tirar dritta per la mia strada. E devo ammettere che durante le gare mi riusciva facile perché… beh perché… io sono fatta così.-
La fanciulla aveva ripreso ad accarezzarlo ma di nuovo smise come se stesse cercando un modo per descriversi.
-Non trovo le parole giuste. Non saprei come… come…bah, non so.- e fece una smorfia -Comunque sia il vero problema era finita la prova perché nonostante l’impegno il pensiero volava subito a te mettendomi in crisi. Mi viene da dire esasperata ma non è il termine esatto per descrivere come mi sentivo. In effetti però è quello che rende meglio l’idea.- e sorrise candidamente.
Le coccole ripresero. Il delicato movimento delle sue mani misto alla voce soave sembrarono dare i loro frutti perché la respirazione accelerata del giovane s’era normalizzata calmando il tremore di tutto il corpo. La conseguenza fu una tenera smorfia di soddisfazione, bagnando di nuovo il panno, riprendendo quindi a passarglielo specialmente sulla fronte.
-Metterti da parte non era possibile, quindi smisi di lottare inutilmente e maturai l’idea di rivolgerti la parola, fosse almeno per sentire il suono della tua voce. Ed arrivò l’occasione giusta, lasciandomi sola accanto a te nonostante ci trovassimo in mezzo all’arena: l’energia che mi sentii addosso fu indescrivibile e non dovuta alla moltitudine di anime che gridava il mio nome ma alla tua vicinanza.-
A questo punto però, fatta una leggera pausa in cui sbuffò, gli occhi della giovane divennero tristi.
-Una parte di me sapeva che sarebbe stato importante cosa avrei detto e soprattutto il come ma… l’altra non lo permise, adoperando per l’ennesima volta l’arroganza per nascondere la mia difficoltà.-
Shérsya fece un lungo sospiro mettendosi una mano in fronte.
-Non oso immaginare cosa avrai pensato in quei momenti: la classica presuntuosa!- e scrollò il capo.
La fanciulla arrestò per un attimo il movimento della mano ripensando a quegli istanti complicati.
-Sappi che in quel momento ebbi la netta sensazione d’essere un ospite nel mio corpo.-
La riflessione la costrinse a parecchi attimi di silenzio in cui il respiro divenne lungo e profondo.
-Mi dispiace. Io… io… beh insomma, non hai idea quanto mi sono sentita stupida. Credimi.-
Gli occhi si arrossarono ma la commozione rimase arginata perché riportare lo sguardo sul giovane amore sdraiato sulle sue gambe l’aiutò a ritrovare la calma necessaria a non cedere al pianto.
-Però adesso sei qui, con me.- disse dolcemente -Questo è l’importante.-
Il movimento col panno riprese solo per pochi attimi fermandosi ora sul suo viso completamente rilassato. Poggiata la pezza a terra Shérsya sospirò, adagio, gonfiando il suo bellissimo petto. Di lì a poco cominciò a percorrere piano con il dito il profilo del giovane, più volte, passando al torso per ritornare al volto finché, sospinta dalla forza della natura si chinò su di lui, baciandolo teneramente: quel semplice ma intenso gesto d’amore produsse qualcosa in lui, uno sconvolgimento che gli fece riaprire gli occhi. La bella fanciulla gli sorrise, rossa come un peperone, ma l’espressione del viso non le permise di capire l’effettiva consapevolezza del giovane infatti, forse dissipatasi l’energia del sentimento, lui li richiuse espirando lentamente.
In questa grotta sconosciuta è avvenuto qualcosa di magico: nessuno aveva mai visto l’anima tenera di Shèrsya perché lei non aveva mai avuto tempo per queste cose. La giovane aveva bruciato la sua fanciullezza per inseguire un solo obiettivo: diventare un guerriero, un membro dei cacciatori delle tenebre e vendicare la morte del padre. La giovane, caparbia oltre ogni misura, vi riuscì diventandone addirittura il comandante alla tenera età di diciannove anni. La sua fama, già grande per via delle sue temerarie imprese, esplose letteralmente ed il suo nome finì in modo ineluttabile nella lista dei trentasei contendenti per la successione al trono. Shérsya poteva così diventare la prima regina del leggendario regno di Verania.

Marcus Joseph Bax