di Matteo Bonfanti
Ho passato più di metà della mia vita a odiarlo con tutte le mie forze, a fargli gestacci quando lo vedevo in televisione, a scrivergli frasette cattive con la bomboletta spray sui muri nei pressi della stazione ferroviaria di Calolziocorte, a organizzargli (modeste) manifestazioni contro, a pregare una sera sì e una no che gli venisse un brutto male, di quelli che ti accoppano, per poi accorgermi, questa mattina, che a Silvio voglio bene bene.
Provo affetto per Berlusconi per diversi motivi. Parecchio perché è ormai vecchissimissimo. Compie oggi ottant’anni, ed è entrato in quell’età in cui si diventa buonissimi. Ci si sveglia presto, un veloce caffè, una decina di biscotti alla crusca, un clisterino per restare belli puliti dentro, e via di corsa al primo semaforo, a farsi aiutare ad attraversare la strada. Dieci, venti, trenta, cinquanta volte, dalle otto a mezzogiorno, senza sosta, a braccetto soprattutto con boyscout in borghese, un po’ per stare in forma, molto per il bisogno di attenzioni che abbiamo tutti, gli anziani ancora di più, e tra questi Silvio è il bisognoso numero uno.
Intanto perché i compagni cinesi gli stanno portando via il Milan, la squadra di pallone del suo cuore, acquistata nel 1986 e portata ai vertici del calcio mondiale prima che la figlia Barbara ci mettesse le mani facendola diventare una formazione di mezze seghe, stabilmente a metà classifica. Poi c’è Mediaset, che non se la guarda più nessuno perché i ventenni smanettano costantemente sul computer, i quarantenni sono abbonati a Sky e i sessantenni sono del Partito Democratico. Ha tentato di venderne una parte (Premium) ai francesi, ma non c’è riuscito e adesso è in bega coi transalpini, che, è risaputo, son stronzi e assai vendicativi. Quindi la politica, che siamo qui in redazione in cinque e nessuno di noi sa se ci sia ancora Forza Italia, che un tempo era il primo partito italiano. Tralasciamo l’editoria, un settore che è un bagno di sangue, e che vede Silvio impegnatissimo ad accumulare perdite. E la salute? Così così, recentemente l’hanno operato al cuore e chi lo conosce dice non sia ancora al cento per cento, lo danno al cinquanta-sessanta.
Povero Silvio, non gliene va più dritta una. Ha la sfiga addosso. Il malocchio. Tre anni e mezzo fa l’ho avuto anch’io ed è terribile, si perde la voglia di vivere. Ma Berlusconi non deve lasciarsi andare perché c’è il rimedio: ci si mette in testa un piatto di ceramica con dentro tre gocce d’olio d’oliva, poi si recita la famosa preghiera di San Cipriano, quindi si va a parlare con lo iettatore (o con la iettatrice) chiedendogli di non farlo più. Per me la gufata a Berlusca gliel’ha tirata Veronica Lario, ma non ho la benché minima prova, ipotizzo in tal senso perché un mio amico, che un tempo lavorava dal Silvio, una sera mi ha rivelato che i due non si sopportavano, avevano caratteri troppo diversi: lui gioviale, felice come una Pasqua; lei algida, intellettuale, tristona che pareva la muerte.
Silvio deve uscire dalla malasorte anche perché io e quattro cari ragazzi orobici (Greta, la sua amica psicologa, il Baro, sua moglie Alice) abbiamo un progetto fatto su misura per lui. Stiamo mettendo in piedi “Casa Scappella”, che è un ospizio come nessun altro al mondo. Con una piccola quota (duemila euro al mese), il pensionato passa gli ultimi anni della propria vita nel divertimento più totale. Tutti insieme in un’elegante villa sulle colline brianzole (Valgreghentino, via Partigiani 23), chiacchierando amabilmente di Marx e Mao come in una Comune anni Sessanta, ogni giorno gli ospiti si dedicano a una fantastica attività per sentirsi come a vent’anni. Si va dal sesso di gruppo (il martedì), alla degustazione delle migliori droghe leggere del circondario (il venerdì), alla storta colossale col vino rosso e la grappa iniziando a ubriacarsi dalla mattina (il giovedì). Poi concertini privati di alto livello, con Fedez, Mimmo Locasciulli, Drupi, Tiziano Ferro, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Mietta, i Jalisse e Adriano Celentano già contattati, e gite a tema (Gardaland, ma pure Leolandia) a bordo di un veloce e confortevole pullmino Wolkswagen. Una figata.
Silvio si divertirebbe. Se in questo momento mi sta leggendo, può scrivermi una mail (casascappella@gmail.com) o farmi una chiamata (3408605833). Per lui le porte della nostra casa di riposo sono sempre aperte, oserei dire spalancate.