The Wall, il muro. Ma non si tratta dell’album mitico dei Pink Floyd. No, è quello alzato, scientemente, dal Bologna per evitare l’ennesima sconfitta contro l’Atalanta. Infatti Mihajlovic aveva in campo , nel finale, ben quattro difensori centrali: Medel, Bonifazi, Soumaoro e Tomiyasu in un 5-3-1-1. E così la partita è finita miseramente sullo zero a zero. Peccato perché i 7.912 tifosi, compresi un centinaio di bolognesi, accorsi allo stadio, finalmente aperto, ad incitare, sostenere e applaudire la squadra, meritavano di meglio. I giocatori nerazzurri si sono impegnati al massimo, fino alla spasimo, per regalare una vittoria che sarebbe stata meritata. In questo frangente di stagione però l’Atalanta non è ancora quella dei recentissimi tempi d’oro. Un bel po’ di varianti negative. La scarsa mira, lo spunto vincente smorzato sul nascere, l’imprecisione nei tiri, soprattutto su almeno tre calci di punizione invitanti, e la difficoltà nel trovare varchi aperti per infilare Skorupski: ecco spiegato, per sommi capi, il pareggio di sabato sera. Si è accennato spesso, nel dopopartita, al terreno di gioco malmesso ma è poco, troppo poco, per giustificare la serata no degli attaccanti atalantini. Certo, Muriel, che non è un centravanti di sfondamento e infatti giocava largo a sinistra, non è mai riuscito a superare Medel, tra l’altro il migliore in campo tra i rossoblu, e anche impreciso nel duettare con i compagni, Ilicic tanta buona volontà e qualche lampo nel buio e Malinovskyi ancora lontano dalla miglior condizione. E’ vero, in mezzo al campo Freuler ha giganteggiato con Pasalic così così e i due esterni, Maelhe e Gosens, ci hanno provato più volte a battere il portiere rossoblu. Musso si è goduto una serata di vacanza e davanti a lui, Palomino, guerriero indomito, da migliore in campo, e benché ferito ha annullato Arnautovic, così come non hanno avuto problemi Toloi, magari incerto in avvio su Sansone, e il solito Djimsiti.
La partita è stata piuttosto lineare: Atalanta all’attacco, Bologna in difesa. A parte Orsolini che al 3′ si è divorato il gol del vantaggio su cross di Sansone nell’unico spunto offensivo dei rossoblu, gli atalantini hanno cominciato a presentarsi nell’area avversaria con continuità ma senza tiri vincenti. Così tra perdite di tempo, falli scientifici e palla all’indietro il Bologna ha costruito il suo risultato mentre Orsato un po’ fischiava, un po’ lasciava correre e ancora un po’ decideva di non intervenire. Per carità nulla di scandaloso ma è bastato per ammosciare i ritmi della partita. Comunque ben cinque ammoniti (Medel, Sansone, Dominguez, Svanberg e Arnautovic) tra gli avversari, e due tra gli atalantini (Gosens e Palomino).Questo il film del primo tempo. Nella ripresa l’Atalanta ha giocato perennemente sotto la Nord, scatenata negli incitamenti, senza che il Bologna riuscisse ad impostare il benché minimo contropiede. Medel e compagni asserragliati davanti a Skorupski che, a sua volta, non ha corso pericoli. Muriel e compagni, dall’altra parte, sempre alla ricerca dell’imbucata decisiva. Niente da fare. L’Atalanta ha le sue colpe certo ma non ci si venga a dire che il Bologna abbia giocato una partita intelligente. Mourinho in una recente intervista ha dichiarato che, dopo dieci anni di assenza dall’Italia, ha visto le nostre squadre giocare un calcio offensivo. Se, per caso, avrà l’occasione di rivedere la partita del Bologna a Bergamo, probabilmente cambierà opinione. Il migliore in campo: i tifosi atalantini, sempre generosi, il peggiore: il terreno di gioco. E per finire sembra concluso il tormento dell’estate: Koopmeiners sì, Koopmeiners no perché l’olandese è in arrivo a Bergamo.
Giacomo Mayer