L’Atalanta segna, soffre e vince. Il 3-1 sul Napoli significa la quinta finale di Coppa Italia, la seconda dell’era Gasperini. Una finale strameritata in programma il 19 maggio quando, all’Olimpico ma forse a San Siro, i nerazzurri affronteranno la Juventus. La vittoria sul Napoli è stata come attraversare un vicolo stretto rischiando ammaccature deleterie perché lo zero a zero dell’andata costringeva l’Atalanta a vincere, senza se e senza ma, mentre il Napoli poteva permettersi, oltre alla vittoria, un pareggio con almeno un gol. Invece è stata applicata la regola del tre che è il numero dei gol realizzati nelle partite di Coppa Italia giocate a Bergamo: al Cagliari, alla Lazio e al Napoli. E questi nove gol portano i nomi di Pessina (2) Miranchuk (2), Muriel, Sutalo, Djmsiti, Malinovskyi e Zapata e non bisogna dimenticare quelli falliti a Napoli. E’ acqua passata anche se il fattore campo, ininfluente in campionato, per l’occasione è stato decisivo. Mercoledì sera Matteo Pessina, 24 anni il prossimo 21 aprile, calciatore tuttofare dai piedi di velluto, è assurto a protagonista della sfida sancendo con la doppietta decisiva la sua crescita esponenziale, così si dice, e entrando con pieno merito nel gotha dei più forti centrocampisti del nostro campionato. Un grazie a Juric che lo ha svezzato e un altro a Gasperini che non ci ha pensato due volte a mandarlo in campo al posto di Gomez. Con tutto quello che è seguito. Ormai è il vero equilibratore del gioco dei nerazzurri, trequartista atipico perché si muove a tutto campo, lesto ad inserirsi negli spazi e non è un caso che abbia segnato i suoi gol sfruttando il buco apertosi in mezzo all’area di rigore. Senza gridare allo scandalo: dove gioca Foden nel Manchester City? A completare l’opera riecco Duvan Zapata che conferma la sua forza con un gol di rara potenza e due assist al bacio nell’occasione della doppietta del centrocampista brianzolo. E’ andato a prendersi il pallone del primo gol ingannando, col suo movimento, Maxsimovic e Hysaj e ha scagliato il bolide che si è infilato alla sinistra di Ospina. Tutta l’Atalanta, comunque, è stata all’altezza di una semifinale con una prestazione accorta e tatticamente perfetta. Per carità, non è che ci fossero dubbi ma il 3-3 col Torino avrebbe potuto depositare qualche scoria eccessiva nell’ingranaggio. Invece tutto è filato liscio e anche la sorpresa Sutalo, in campo all’ultimo momento per Maehle, è stato convincente, un po’ laterale, nel primo tempo, e un po’ difensore aggiunto quando bisognava proteggersi dalle folate degli avanti partenopei nella ripresa. Certo, il 2-0 dopo un quarto d’ora ha inabissato il Napoli che, magari, aveva un maggior possesso di palla ma inconcludente e lento. Un po’ di tremore nei primi dieci minuti del secondo tempo quando Gattuso ha inserito Politano per Elmas con Zielinsky in mediana, dando forza al gioco offensivo che ha prodotto il gol di Lozano (nell’occasione Gollini poteva fare meglio). Ma i corvi che svolazzavano sopra il Gewiss Stadium sono stati spediti altrove dalla perentorie risposte dei nerazzurri con tre palle gol (Ilicic, Zapata e Pessina) e con la paratona di Gollini su Osimhen fino al definitivo 3-1. Sogni di gloria e fuochi d’artificio: Atalanta in finale.
Giacomo Mayer