I giovani e gli Alpini: quanto lo scegliere di essere alpino potrebbe contribuire a crescere giovani uomini per la Patria e per la società nei momenti di necessità? I giovani potrebbero ritrovare un senso per il loro futuro negli Alpini?

Luigi Furia

“Sicuramente il servizio militare serve, in generale, a rendere i giovani più consapevoli di far parte di una collettività che negli anni si è data principi e valori comuni, la Patria. Questo non significa chiudersi in sé stessi, ma avere leggi e costumi comuni per potersi confrontare e collaborare con gli altri stati. Questo servizio, se si esplica nelle Truppe Alpine, ha un valore aggiunto ulteriore. Dovendo operare in ambienti più ardui, dove l’intuito, l’adattamento e il coraggio mettono alla prova fisico e mente, queste doti si affinano. È una formazione fondamentale per i giovani. Ecco il perché dell’indispensabilità di un servizio militare obbligatorio. Purtroppo, il vento che spira in Italia spinge per l’abolizione di tale obbligatorietà, foriera di disgregazione anche del tessuto sociale. Quindi il servizio militare obbligatorio andrebbe mantenuto, pur modificando i tempi e le modalità. E nell’esercito non possono certo mancare gli Alpini con una lunga penna nera, che non è solo una bandiera, ma anche e soprattutto cuore, mente e braccia per un’Italia migliore”.

Bergamo e il Covid-19 visti con gli occhi dei nostri Veci:

“Scrivere di Covid-19 per un vecchio montanaro, con l’aggravante di essere alpino, è difficile. Per il semplice fatto che a me non piacciono le lunghe discussioni, con tanti fronzoli, ed ancor più chi si atteggia a super esperto senza conoscere la materia. Purtroppo per tanti è stata una passerella e nulla più, non conoscendo le pandemie di questo tipo. Occorrerebbe un bagno di umiltà. Finora non si conoscono l’origine, il tipo del virus, come si diffonde ed il vaccino capace di debellarlo. Si sono approntate cure temporanee, a volte estemporanee, e nulla più. A me sembra che abbiano fatto meglio quei medici che hanno intrapreso strade diverse, medicinali appropriati ai primi sintomi e, possibilmente, cure domiciliari per evitare che la sintomatologia si aggravasse. Questo per la mia esperienza quarantennale e più per aver lavorato a stretto contatto con i medici. Per quanto poi riguarda la politica è ancora peggio, dilettanti allo sbaraglio che hanno giocato e giocano a fare i ministri. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, io ho seguito il caso di un uomo dato per spacciato che si è salvato con cure domiciliari prolungate. Il medico, uno specialista, gli ha prescritto determinati medicinali e l’ha tenuto sotto controllo. È stata dura ma è guarito. Quando riusciva ad uscire veniva al mio cancello per raccontarmi la sua lotta. Io gli ho dato solo un supporto morale, ma per questo siamo diventati amici più di prima”.

Leggi qui tutto lo speciale pubblicato su Bergamo&Sport lunedì 31 maggio: speciale Centenario Alpini del 31-5