Tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta

Così recita il punto a) dell’articolo 2 dello Statuto dell’Associazione Nazionale Alpini  e questo è il principale motivo che ha spinto a fondare il Museo Alpino Bergamo, inaugurato presso la sede sezionale orobica il 9 Settembre 2011. Quest’istituzione non è soltanto un contenitore deputato alla doverosa conservazione dei cimeli della lunga e gloriosa storia degli Alpini, ma cerca di fare comprendere e rivivere ogni aspetto dell’epopea delle Penne Nere. Un modo anche per preservare e diffondere quel patrimonio di valori ed ideali propugnati dagli alpini nelle numerose vicende che li hanno visti protagonisti e di cui questi oggetti ne sono testimonianza diretta. Quindi una breve ma esaustiva panoramica, che partendo dalle origini nel lontano 1872 giunge sino al giorno d’oggi.

I reperti sono raggruppati in  una serie di aree che si dipanano sui due piani da cui è composto l’edificio  e seguono un preciso ordine cronologico:

  • Piano terra (1° sala e corridoio): le origini e la prima guerra mondiale;
  • Piano terra (2° sala): ricostruzione di una postazione d’alta quota della Grande Guerra;
  • Piano terra (3° sala): mascalcia e salmerie;
  • Piano superiore (1° sala): il primo dopoguerra e la seconda guerra mondiale;
  • Piano superiore (2° sala): il secondo dopoguerra fino al giorno d’oggi;
  • Piano superiore (3° sala): il secondo dopoguerra fino al giorno d’oggi.

All’interno di ogni area i reperti sono ordinati per tipologia e quindi per nazionalità; infatti nel museo sono conservati anche cimeli di eserciti che hanno incrociato il loro cammino con quello degli alpini sia come alleati che come avversari. Ogni periodo è colto sia negli aspetti più squisitamente bellici e magari spettacolari, come le armi, le munizioni e le divise, che in quelli più umili ma altrettanto importanti, legati alla vita quotidiana, come le gavette, le borracce, i ramponi, gli sci, i medicinali, il rancio, i documenti, gli strumenti utilizzati per la comunicazione e l’orientamento e tutte le attrezzature per la vita in montagna.

Immancabile poi è al piano terra una sezione dedicata al mulo, la famosa jeep a pelo, con una collezione di livello internazionale raccolta dall’Alpino Amabile Rigamonti e generosamente donata dagli eredi al museo. Completa questa sezione una riproduzione a grandezza naturale di un mulo. Per agevolare la comprensione delle aree cronologiche in cui è organizzato il museo e dei reperti ivi conservati, lungo il percorso sono presenti alcuni video che trasmettono brevi documentari e pannelli didattici e ogni cimelio è dotato di un cartellino esplicativo. La massima parte dei reperti sono custoditi in appositi arredi espositivi con adeguata illuminazione.

Per respirare meglio l’atmosfera della storia alpina, vi sono anche delle attente ricostruzioni a grandezza naturale di una postazione d’alta quota della Grande Guerra e di una scena della ritirata di Russia. Il Museo di conseguenza propone molteplici livelli di lettura: video e ricostruzioni a grandezza naturale per i ragazzi e una collezione di reperti, il più possibile completa e rigorosa da un punto di vista scientifico, per studiosi ed appassionati. Privo di barriere architettoniche, il museo è quindi rivolto a tutti, dalle scolaresche ai gruppi alpini, dagli studiosi ai semplici appassionati e curiosi.

Alvin De Vecchi (nella foto) – Conservatore del Museo

Leggi al link seguente lo speciale pubblicato da Bergamo&Sport lunedì 1 marzo. Il secondo numero sarà pubblicato lunedì 29 marzo

Centenario ALPINI. Speciale di Bergamo&Sport