Valeria, mammina mia adorata, regina dell’arcobaleno che arriva sopra a Valgreghentino appena ti vede in giardino, mettiti d’impegno e manda via questa guerra chiamata Coronavirus, mala politica e disgraziata sanità.
Fallo subito, questa notte, domani o sabato mattina, se non hai niente da fare, insomma se non hai una cena con le tue amiche in circolo, a bere, a magnare, a festeggiare la vida che mi hai insegnato ad amare. Fai le tue preghiere belle grosse e pure le tue preghierine piccole piccole, le Ave Maria, i Gloria al Padre, gli Eterno Riposo a nastro su una collana di perline, uguale uguale a quando dovevo fare l’esame di giornalismo a Roma e non sapevo una beata mazza e l’intera commissione mi ha chiesto solo uno dei tre argomenti di cui avevo un vago ricordo. Mi hanno promosso grazie a te. Come alla maturità, sbronzo marcio dopo una notte di luna e di stelle, passata interamente a fare e a rifare l’amore, ma tu avevi acceso una dozzina di ceri e mi era andata bene, 39, promosso, e il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, quest’altr’anno giocherà con la maglia numero sette.
Chiama il diavolo di Sant’Agata Bolognese, il paese da dove arrivi, quello che una volta ti ha toccato il polpaccio, lo stesso che ha immaginato la Lamborghini, lunga e velocissima, una sagoma diabolica lungo le strade del mondo. Digli che gli do la mia anima per salvarmi dall’odio, che ho fatto il lockdown interamente (“state a casa e ripartiremo”) e il super green pass all’ospedale (“vaccinateci e ripartiremo”) e non è cambiato niente, il calcio è fermo, io come giornalista sportivo faccio altro, il pubblicitario a caso rischiando il posto, i miei figli tra poco finiranno in dad, i miei amici, vaccinati, sono tutti malati e gli ospedali si dice siano pieni.
Prega per me, un uomo nel pallone, prega Gesù piccino picciò, che tu ami tanto tanto, perché io qui non ci capisco più e ho già speso le mie energie, a Bergamo un ragazzo su due è positivo, ma sta da Dio, al massimo è un raffreddore con un po’ di tosse. Ma deve stare barricato in casa, non può fare neppure una corsetta, e il mio lavoro, che è il calcio, la terza economia in Italia, è ferma, per la terza volta in tre anni. Rimandata dalla banda degli avvocatucci idioti a data da destinarsi. E abbiamo il super green pass e tutti gli altri aggeggi per arricchire loro lì, i porci al comando che hanno fatto i soldi con i camici, con le mascherine, coi tamponi, coi vaccini e pure con sto cazzo. Ma non gli basta mai.
Matteo Bonfanti