Dopo le sanzioni comminate dal giudice sportivo per lo striscione sulla strage di Cutro, l’Athletic Brighela risponde con un comunicato ufficiale che riportiamo integralmente di seguito.

Sono passate poco più di 24 ore dalla notifica della sanzione inflitta alla nostra ASD, al capitano, all’allenatore, al nostro dirigente-accompagnatore.
Ci abbiamo messo un po’, è vero. Scusateci se abbiamo temporeggiato nel rilasciare dichiarazioni sensate: siamo tutte lavoratrici e lavoratori, precarie, precari. Avevamo bisogno di ragionare assieme. Parlarci. Confrontarci. Per chi non ci conosce, ASD Athletic Brighela nasce proprio così: da un’assemblea collettiva del lontano settembre 2020, dove l’allora Bergamo Antifa United decise di non iscriversi al campionato CSI Bergamo, per assunzione di responsabilità oggettiva e collettiva, evitando così di alimentare quella che fu una situazione ancora al centro del ciclone pandemico. Infatti, per noi il lockdown è stato generativo. Mesi di riunioni e assemblee online. Cosicché, nel 2021, ci costituiamo come Associazione Sportiva Dilettantistica con la volontà primaria di provare a rompere determinati schemi e stilemi aberranti radicati nel sistema calcio – specie in provincia – riaffermando un modello più sostenibile, solidale ed inclusivo di gestione, amministrazione e coinvolgimento di atlete, atleti e supporter della pratica sportiva che da sempre ci appassiona.
Abbiamo così deciso di entrare a gamba tesa nei campionati federali partendo dalla 3° categoria. Calcio sentito, forse brutto da vedere, ma sincero, come tutte e tutti noi. Un calcio che, a nostro avviso, meritava sferzate di colori, tifo e riflessioni critiche attorno allo sport e alla società.
Noi socie e noi soci infatti, prima di essere parte dell’azionariato popolare che sostiene economicamente l’infrastruttura Brighela, siamo PERSONE. Come noi, lo sono i nostri atleti e le nostre atlete del calcio e del ciclismo (Brighela Velo Club). Questo è un punto che vogliamo stressare fino a stancarci: SIAMO LIBERE CITTADINE E CITTADINI. Pensiamo, dunque siamo. Esistiamo in quanto esseri pensanti. Gli esseri pensanti osservano, riflettono e, dove vedono ingiustizia e barbarie, si INDIGNANO. Mettono punti esclamativi laddove l’umanità cessa di esistere. Pongono interrogativi allorché le risposte tardano o stentano ad arrivare.
Questa vicenda, la quale ci ha toccate/i da vicino, ha raggiunto una visibilità inaspettata. Nell’arco di una giornata, ci siamo ritrovate e ritrovati a lavorare come un ufficio stampa professionale, pazientando finora nell’elaborare una visione condivisa.
Quanto è successo ci ha sorpreso, inevitabilmente. Ma non era la prima volta che condividevamo messaggi umanitari fuori e dentro il campo. La nostra realtà è condivisa, un tutt’uno tra spogliatoio, spalti e amministrazione. Uno vale davvero uno.
Dicevamo, non era la prima volta. Ci era già capitato di scendere in campo esattamente un anno fa contro la guerra in Ucraina e contro tutte le guerre in atto nel Mondo. Nessuna multa. Nessun deferimento. Nessuna squalifica. Oggi ci troviamo a commentare un provvedimento ai limiti. Ma nessuno e nessuna di noi si considera vittima di questo. Le vittime sono in fondo al mare: sono oltre 26.000 in questi ultimi 10 anni. Un genocidio sommerso dall’ipocrisia di un mondo che, al di là della linea abissale, finge che non esistano corpi deumanizzati. Corpi violabili. Corpi inutili e inesistenti. Non riconoscere che questo solco tracciato lungo i confini delle acque internazionali esista, equivale a non comprendere la drammaticità di un sistema politico, economico, sociale e culturale che strutturalmente separa soggetti abilitati alla dignità e soggetti sacrificabili. Ecco, noi volevamo porre l’accento su questo e lo rivendichiamo. Non ci sentiamo affatto in colpa. La multa ci è arrivata e le squalifiche sono arrivate? Pagheremo.
Molte realtà hanno dimostrato di volerci sostenere in questo, ma noi rilanciamo la sfida: sosteniamo direttamente una ONG che, nonostante i Decreti, si appresta a salvare vite umane. Questa è l’emergenza. Di questo si deve parlare. Dobbiamo alzare la testa e renderci conto delle responsabilità politiche che stanno dietro alle tragedie. Poco importa se a pagare le conseguenze siamo noi. Noi stiamo bene. Noi la prossima domenica scenderemo in campo, andremo sugli spalti felici di aver alzato la testa per l’ennesima volta.
L’abbiamo fatto per le compagne e i compagni della nostra città sacrificati come mosche. L’abbiamo fatto per le nostre compagne e compagni dei CPR e degli SPRAR. L’abbiamo fatto per tutti i cittadini del Mondo sotto le bombe e continueremo a farlo per tutte le sorelle e i fratelli dimenticati in fondo al mare.
Oggi noi abbiamo avuto il nostro quarto d’ora di “celebrità”. Siamo elettrizzati e tristi. Tristi perché mai avremmo pensato di dover mettere in discussione un pensiero umanitario giudicato come politico e, probabilmente, scomodo e inopportuno. Valuteremo con attenzione le carte che a breve chiederemo per valutare un eventuale ricorso.
Nel frattempo, grazie a tutte e a tutti.
Grazie a chi si è offerto di pagare la multa, grazie a chi ha condiviso un post, un articolo e scritto due righe pensando a noi.
Noi non ci fermiamo.
Ieri la FIGC-LND, attraverso una nota ufficiale, ha disposto un minuto di raccoglimento in occasione delle gare di tutti i campionati in programma nel fine settimana (compresi anticipi e posticipi) in memoria delle vittime della tragedia di Cutro.
A partire da mercoledì pubblicheremo sui nostri canali social i dettagli per sostenere il crowdfunding che avvieremo a sostegno di una ONG.
Pensiamo.
Esistiamo.
Aiutiamo.
Alé Brighéla