Fabrizio Carcano

Ci sono giocatori che lasciano un segno indelebile, che attraversa le generazioni, scaldando il cuore anche di non lo ha visto giocare.
Sono pochi. Sono rari.
Glenn Peter Stromberg è uno di quelli.
Oggi lo svedese compie 60 anni e non c’è un tifoso atalantino, sui social, che non stia dedicandogli un pensiero o qualche riga.
Con foto sbiadite come i ricordi.
Sono passati decenni, addirittura 28 anni da quel giugno 1992, Inter-Atalanta, ultima gara del gladiatore svedese.
Capolinea di una corsa bellissima da 185 presenze in campionato con 15 reti, altre 34 gare e 3 gol nella sua unica annata in B nel 1987-88, poi le coppe europee, con il gol segnato nella semifinale persa con il Malines.

Attenzione però a ridurre la carriera di Stromberg solo agli otto anni bergamaschi, perché lo svedese fuori da Bergamo ha avuto anche una grande carriera livello europeo: ha vinto la Coppa UEFA nel 1982 con il suo IFK Goteborg, la prima squadra scandinava a conquistare un trofeo continentale, allenato da Eriksson che poi lo volle al Benfica dove ha disputato un’altra finale di UEFA persa contro l’Anderlecht e vinto un titolo portoghese.
Nel 1990 ha giocato negli stadi italiani i Mondiali con la sua Svezia, dove ha collezionato 52 presenze e 7 reti.

Ma il suo nome, anche in Svezia, resterà sempre associato agli anni anni atalantini.