La Bergamo che resiste e che chiede giustizia si è radunata in questi giorni su una pagina su Facebook dall’eloquente titolo “Noi Denunceremo – Dovranno pagare”, che racconta centinaia di storie di dolore, tutte scritte dai parenti delle vittime. Chi scrive è da due ore che legge le vicende, per la gran parte che arrivano dalla Val Seriana, col cuore in gola e le lacrime agli occhi. Nell’applaudire queste persone straordinarie, nessuna che si lascia andare a insulti e offese, nonostante l’immenso dramma che sta vivendo per la perdita improvvisa dei suoi cari, invito ogni nostro lettore a leggere ogni riga, per farsi un’idea chiarissima su quello che sta succedendo nella nostra martoriata provincia.

Chi ha perso il proprio papà, come Luca, chi la propria mamma, come accaduto a Simone, “dimessa e morta in braccio dopo venti minuti”, chi entrambi i genitori, “erano bellissimi e non avevano altre malattie, morti in una settimana” dice Diego, chi, è il caso di Stefano, l’amato zio Giacomo, “scomparso nella casa di riposo di Nembro”, chi sia il padre che il suocero, è il tristissimo caso di Ezio, che chiede sia fatta giustizia.

Come tutti. Perché nella pagina amministrata da un sensibilissimo Stefano Fusco, ognuno vuole sapere perché questo è potuto succedere e chi ha lasciato, a fine febbraio, che questa strage accadesse quando tutti sapevano che l’unica soluzione sarebbe stata la creazione di una zona rossa in Val Seriana.

Matteo Bonfanti

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