Fabrizio Carcano

 

Facciamo una premessa. Non sono bergamasco. Non sono un tifoso atalantino. Non sono un giornalista tifoso per cui scrivo con distacco, con terzieta’. Anche se voglio bene a Bergamo, città dove vivo da oltre quattro anni, e che mi ha adottato e voglio bene all’Atalanta Calcio che seguo ogni giorno e ovviamente ai suoi tifosi.

E fatta questa premessa dico che personalmente condivido l’appello degli ultras della Curva Nord e la scelta del popolo atalantino di disertare in massa la trasferta a Brescia: giusto cosi.

Vince la tifoseria nerazzurra, che non si spacca e non si divide, trasformando quel o ‘tutti o nessuno’ invocato dagli ultras in un ‘tutti per uno’.

Un appello raccolto immediatamente dal ‘Chei de la Coriera’ e poi da altri gruppi.

A Brescia non ci va nessuno. Punto.

Ma tutto il resto è una sconfitta. Sportiva e istituzionale.

Perché questo derby, atteso da dieci anni, senza bergamaschi sugli spalti, è una sconfitta per il calcio e per lo sport ma soprattutto per le istituzioni.

Quelle stesse istituzioni che martedì sera hanno permesso a centinaia di delinquenti croati (e si sapeva che i Bad Blue Boys erano pericolosi) di aggredire famiglie inermi, bambini e anziani, a San Siro, costringendo gli ultras atalantini a lottare a cinghiate per difendere la propria gente, perché le forze dell’ordine sono imbrigliate da mille divieti e non possono intervenire.

Martedì sera a San Siro hanno perso le istituzioni.

Che adesso hanno fatto il bis, decidendo di impedire una trasferta che i bergamaschi,  e gli stessi bresciani, attendevano da dieci anni.

E che magari dovranno attendere altri dieci anni.

Perché l’anno prossimo il Brescia, ultimo in classifica, potrebbe essere in B e forse questo derby mancherà di nuovo per un lungo periodo.

Era una partita attesa da dieci anni, era in calendario da agosto, ma in tre mesi le istituzioni competenti non sono state in grado di cercare una soluzione, preferendo lavarsi le mani, togliendo uno spettacolo a due città che lo meritavano.

Perche’ da anni questi due tifoserie non creano problemi di ordine pubblico, dentro e fuori dal campo, perché in un calcio dove le curve delle grandi città sono infiltrate dalle mafie (come dimostrano arresti e inchieste da prima pagina) da noi, a Bergamo e Brescia, le cose vanno diversamente.

Una scelta alla Ponzio Pilato, che sappiamo bene perché è passato allo storia…

Ma così hanno perso il calcio, lo sport e tutti noi.