tirannosauridi Matteo Bonfanti

Domenica all’ora di pranzo ero in treno. Son salito che era l’una e trentacinque circa e sul vagone non c’era anima viva. Subito mi sono messo al finestrino, godendomi i prati intorno al Monte Canto e cazzeggiando tra pensieri via via sempre più strambi. A quasi quarant’anni fantasticare non è mai facile. Spesso, se si è soli, si sceglie il tunnel (ben arredato) delle preoccupazioni: il lavoro, le tasse, la famiglia. Lasciarsi andare capita di rado, ma succede, spesso quando si è in viaggio. Così guardavo fuori e riflettevo sul Triassico Superiore a Calolziocorte, a Cisano Bergamasco e nelle frazioni dei due paesi. Soprattutto mi domandavo come fosse il sesso tra i tirannosauri: quali le posizioni possibili tra animali con quella panzona e se l’esemplare maschio avesse bene in testa la differenza tra fare l’amore e farsi una scopata. E poi se avesse chiaro che anche la femmina dovesse divertirsi, in una parola venire. E se lei, appunto la preistoricona presa in esame, nell’atto in questione ci mettesse del suo o tenesse invece il tipico comportamento che hanno le donne del genere “mano morta” (nel nostro caso potrebbero essere chiamate “dinosaure dalla zampa deceduta”), ossia quelle che paiono nella noia più totale, a un passo dall’addormentamento.

stevan.052108Immerso in tali (porno) minchiate sono arrivato alla stazione di Pontida. E d’improvviso ogni cosa è cambiata. La mia beata solitudine è stata interrotta dall’arrivo di un esercito di leghisti, una cinquantina di militanti caricati a molla dal comizio del leader Matteo Salvini. Di fronte a me si è seduta una signora d’altri tempi, tra i settanta e gli ottant’anni, interamente vestita di bianco, i capelli tinti di nero, il rossetto sulle labbra: pareva il cantante degli Aerosmith. In borsa, ma comunque bella in evidenza, la maglietta verde appena comperata con la scritta “no euro” a mò di sponsor. Dopo cinque minuti passati a guardarci di nascosto, l’anziana lumbard ha tentato di iniziare una conversazione: “Posso chiederti se hai già deciso per chi votare alle Europee?”. Subito ho pensato di fingermi sordo, di modo da tagliarla lì, evitando di spiegarle la mia appartenenza alla sinistra per via dei miei genitori, dei professori del liceo, di Maradona e del primo libro di Montalban. Ma il piano di farle quattro gesti tratti dall’alfabeto muto è fallito sul nascere perché mi è suonato il cellulare. Quindi ho risposto alla chiamata e poi alla leghista, mentendole per non finire a fare la parte del duellante in una puntata di Ballarò: “No, signora, non so ancora a chi dare il mio voto. Sono confuso, non mi piace nessuno”. Non l’avessi mai fatto… Vedendomi sull’ariano andante (rosso di capelli, pallido, lentigginoso quindi né terrone né negro) ed estremamente indeciso, la militante si è trasformata in un testimone di Geova (o meglio di Genova, Sestri Levante, Varese, Milano, Bergamo, Brescia, Sondrio e Torino), sicura che con quattro parole infilate al posto giusto mi avrebbe fatto mettere la croce sul simbolo del Carroccio alle imminenti consultazioni. “Ma lo sai che Renzi sta portando in Italia ottocentomila nuovi immigrati che ci ruberanno le macchine, le case, le donne e i bambini riducendo noi padani alla fame?”. Ignoro il motivo, ma il quesito sull’ormai prossima catastrofe in Borgo Santa Caterina dapprima mi ha fatto toccare i coglioni, successivamente mi ha rimesso in testa la sana occupazione (lasciata a metà al Sacro Pratone) dall’eloquente titolo “vita e opere quotidiane di quei teneri zampaturbatori porconi che sono i nostri amici dinosauri”. Non più visti solamente in versione sessuale, ma anche in chiave leghista. La sosia femminile di Steven Tyler andava avanti col suo monologo e io immaginavo brontosauri e velociraptor vestiti col camicione verde e armati di baionette per difendere il Po da brachiosauri e brontosauri venuti dal Sud, dall’allora Pangea meridionale, l’odierna Africa, e quindi senza permesso di soggiorno. Che rettile era la signora? Certamente un mostro alato perché le uscivano le ossa dalle spalle.

A un certo punto la vecchina (che chilometro dopo chilometro diventava pressoché identica all’acclamato autore della famosissima hit “Crazy”) ha iniziato a insospettirsi: “Non sarai mica del Pd? Perché se noi lombardi siamo in miseria è per colpa di Prodi che ha messo l’Euro”. Lì ho iniziato a tormentarmi. Le chiedo o non le chiedo un favore? Pensavo. Le dico o non le dico il problema che ho? Mi chiedevo. La richiesta su cui indugiavo era che la smettesse con le pippe di Salvini e della Le Pen e iniziasse a far qualcosa di serio: che si mettesse a cantare a squarciagola “Cryin’”, impegnandosi negli acuti e con le mossette conturbanti che hanno reso grande il mitico Steven Tyler nei suoi tremila e passa concerti. La rivelazione che non sapevo se farle riguardava invece i miei dubbi sulle abitudini delle coppie di tirannosauri che, una volta messa su famiglia, fatto insomma il tirannosaurino, perdevano la passione giovanile: “Come cazzo facevano a ritrovarla se le manette non erano ancora state inventate?”.

Intanto la vecchina insisteva con l’interrogatorio: “Hai la faccia di quello di sinistra. Ti rendi conto di cosa avete combinato?”. E io ammetto che la Tyler mi faceva sentire in colpa sostanzialmente per due motivi: aver fumato delle canne da ragazzo ai maggiori cortei contro il governo Berlusconi e aver teorizzato due o tre volte l’amore libero pur dentro un certo margine.

Ma ce l’avevo quasi fatta perché a Bergamo mancava poco, Mapello-Ambivere era passata, fossi stato diretto a Brescia le avrei pianto addosso confessandole in un sol colpo un’adesione entusiasta al compianto Ulivo, una candidatura cittadina con la lista dei Verdi, dodici tessere annuali dell’Arci per sbevazzare libero alla Ca’ del Diaul di Valgreghentino, settantatre firme per altrettante leggi antiproibizioniste di Pannella e il fatto certamente più grave: al disco “Get a grip” degli Aerosmith ho preferito di gran lunga “Use Your Illusion II” dei Guns ‘N’ Roses che ho persino acquistato al Disco Shop di Lecco. Ne segue che se proprio mi si doveva spaccare ininterrottamente i maroni con la politica di Maroni, i leghisti avrebbero dovuto inviarmi una proselite lumbard tale e quale ad Axl (o se proprio a Slash), non il clone di Steven Tyler di cui so a malapena una dozzina di pezzi.

Stavo per vuotare il sacco, commosso e con voce rotta, ma convinto, onesto, giusto. A bloccarmi l’inaspettata irruzione tra me e la Tyler del controllore: “Signora, anch’io sono di sinistra e sto lavorando di domenica”. Tacendo su qualcosa di ben più importante, una domanda non detta, ma sottintesa, da un’ora leit motiv nella mia testa: “Ma lei, che di lavoro accerta che i viaggianti abbiano in tasca il biglietto, si ferma mai a chiedersi se i sauropodi del Giurassico non si siano estinti per l’eccessiva foga che mettevano nell’avvincente pratica del sesso orale sul Monte Canto?”.