Se questa mattina non sono uscito in vestaglietta è perché temevo di finire dentro alla locandina che mi rappresenta, rimanendo bloccato sulla vetrata dell’edicola di piazzale Oberdan chissà per quante ore.
Amo Bergamo e la sua gente, che è il posto dell’anima mia. Sono un uomo fortunato perché questa città, che è una donna stupenda, alta e lunga, con le tette grosse grosse, bionda e con gli occhi celesti, mi ha adottato, coccolandomi quasi sempre, facendomi ogni giorno centinaia di carezze sul mio crapone, ridendo dolcemente delle mie stranezze.
Forse perché vent’anni fa mi ha visto come un bambino assai difficile, abbastanza problematico, nonostante due genitori buoni, anche belli, insomma in sagoma.
Resta che è troppo divertente incontrare la propria caricatura ogni cinquanta metri, tra gli edicolanti che vorrebbero tutti più copie del Vestaglietta “perché, Matteo, è proprio bello, complimenti…”. E così stare tre metri sopra il cielo, sentendosi addirittura più bravo di Dan Brown, come nei miei vent’anni qui a Bergamo, il migliore luogo del mondo, il massimo dei massimi per scrivere, sognare e farsi un sacco coccolare.
Matteo Bonfanti