Stavo lì, attaccato alla Pandona Aranciona e schiacciavo e rischiacciavo il pulsante della chiave col simbolino “ok, Matty, ti apro la portiera”, ma non succedeva nulla. Così mi sono affidato al metodo che uso per risolvere qualsiasi problema che incontro lungo la mia strada: rimandarne la risoluzione in attesa di un miracolo, affidandomi più che altro all’intervento di Gesù, cercando di convincerlo ad aiutarmi soprattutto leccandogli il culo, ma anche facendogli promesse cristiane di un certo livello. Gli dicevo: “Rispetto a te Maometto è una schiappa. Tu moltiplicavi il vino, l’oro, l’incenso, la birra, i pani e i pesci, lui invece manco sapeva stortare le forchette e i cucchiani con la forza del pensiero. Sei un figo, Jesus. Sei il migliore dio del mondo. Zeus al tuo confronto è un insetto stecco storpio, di quelli sfigati che non sanno manco mimetizzarsi nell’erba alta che c’è qui da noi”. E poi: “Se fai tornare in funzione la chiave della mia maghina, ti prometto che d’ora in avanti amerò tutti i miei prossimi, pure quelli dell’Inter che sono incazzati neri con me perché faccio casino su feisbuc ogni volta che vincono una coppa. All’apertura della vettura ti giuro che scriverò che il rigore su Lautaro poteva starci e che la vittoria sulla Giuve è strameritata…”.
Probabilmente impegnato in faccende altrettanto rilevanti, il Cristo non mi aiutava. Così sono andato a magnare all’oratorio un piatto di tortelloni alla ricotta buonissimi. Quindi sono tornato in ufficio e ho fatto un po’ di chiamate. Intorno alle quattro e mezza del pomeriggio mi sono rimesso sull’auto e sono ripartito con le preghiere e coi tentativi. Mezzoretta tragicomica, nulla di fatto né da segnalare, porte serrate e frustrazione crescente nel mio cuor. Dopo aver allarmato mia mamma, disciplina che amo da sempre, chiedendole di aiutarmi economicamente per comperare un nuovo mezzo, e ormai a un passo da un mostruoso ritardo a un appuntamento in zona Ghisalba, mi sono detto tra me e me “aspetto un quarto d’ora e spacco il finestrino. E’ l’unica”. E cercavo in redazione un martello bello grosso. Non c’era. Allora ho iniziato a citofonare ai vicini, appunto per chiedergli in prestito l’attrezzo di lavoro capace di mettermi in pari col mio coche.
E lì è accaduto il miracolo: un vecchino, ma vecchissimissimo, gobbetto, da una ventina di metri ha aperto la Pandona. L’ha fatto con classe e nonchalance, addirittura vestito di fresco. Ho sentito lo sblocco delle portiere forte e chiaro ed era musica reggae per le mie orecchie. E ho subito pensato “è Gesù, invecchiato, ma è Gesù. Mi ha ascoltato e si è preso la briga di scendere dal cielo per aprirmi la macchina usando i suoi famosi poteri magici, qualcosa che non mette in mostra dall’anno 33”. Volevo anche chiederglielo, dirgli “scusa, sei per caso Nostro Signore?”, ma non ho avuto il tempo, perché in un attimo l’anziano ha aperto la portiera, ha acceso il motore e se ne è andato. Ed è lì che ho avuto l’illuminazione: l’Aranciona in questione non era la mia Panda, che era infatti parcheggiata dall’altra parte del piazzale e mi guardava in modo malinconico, delusa per averla confusa con l’altra dopo un decennio di amore, misteri e incredibili avventure. E ho ringraziato il Cristo e sì, lo ammetto, il rigore su Lautaro era sacrosanto.
Matteo Bonfanti