Fabrizio Carcano

La tifoseria atalantina da due anni ha ripreso a viaggiare in Europa, senza mai creare nessun problema nonostante gli esodi massicci di supporters al seguito della Dea.
Lione, Nicosia, Liverpool, Dortmund, Sarajevo, Copenaghen.
Mai un problema, mai un arrestato, ma un guaio.
Probabilmente non lo sapevano in Croazia, Paese che non fa ancora parte dell’Unione Europea, e a sorpresa non lo sapevano neppure nella Slovenia a noi confinante.
Dove eppure, tanto per fare un esempio, negli autogrill il personale comprende perfettamente l’italiano.
Due Stati che ospitano centinaia di migliaia di turisti italiani, che accolgono con il sorriso, ma che poi rivelano tratti da vecchio blocco sovietico quando gli italiani arrivano da tifosi.
Chiedere per informazioni alle centinaia di atalantini protagonisti loro malgrado, tra mercoledì e giovedì, di un’Odissea autostradale sull’asse Bergamo-Zagabria, anche se le peripezie sono tutte avvenute dopo aver varcato la frontiera di Trieste.
Mercoledì, dal tardo pomeriggio, una dozzina di bus della colonna atalantina trattenuti per un tempo interminabile tra mille controlli e perquisizioni alla frontiera croata, distante meno di trenta chilometri dalla capitale.
Intorno alle 20, ad un’ora dal match, più di 500 tifosi atalantini erano bloccati senza un vero motivo dalla polizia croata.
Soltanto intorno alle venti e trenta è arrivato il semaforo verde e la carovana di bus nerazzurri è giunta allo stadio a partita già iniziata, venendo poi trattenuta per ulteriori diversi minuti nel parcheggio esterno recintato per ulteriori controlli.
Morale della favola gli ultras della Nord sono entrati nel Maksimir al ventiduesimo minuto di gioco, perdendo un quarto della partita.
Una dozzina di ore di viaggio (solo all’andata) per vedere meno di settanta minuti.
Al ritorno, nonostante sia andato tutto bene e non ci sia stato alcun problema, la Polizia croata ha accelerato l’uscita della carovana dal territorio nazionale, ma appena varcata la frontiera slovena ecco un’altra sorpresa spiacevole.
La Polizia slovena, che scorta la colonna di bus con una volante alla testa e una in coda, con lampeggianti accesi, blocca sistematicamente l’accesso a tutti gli autogrill dei duecento chilometri del tratto sloveno.
Nessuna sosta, per bere, mangiare, espletare esigenze fisiologiche.
Trattamento da hooligans.
La carovana nel buio della notte slovena deve correre, per essere rispedita in Italia oltre confine il più in fretta possibile.
Nonostante alle due del giovedi l’autostrada sia completamente deserta e non ci sia neppure un camion.
Brutta scena, eppure la Slovenia fa parte dell’UE dove si gira senza controlli e restrinzioni.
Vale per tutti, non per i tifosi, trattati appunto da hooligans.
Ma vale a senso unico.
Perché nessuno in Italia tratta le tifoserie straniere in questo modo, negando loro anche una sosta per un caffè.
La reciprocità dovrebbe essere una regola, non un’eccezione.