Tocca anche a noi, giornalisti, scrittori e musicisti, ricordargli l’articolo 11, che i soliti noti stanno scordando per due stecche sul gas e per tre barrette di cioccolato americano. E’ la parte migliore della nostra Costituzione, il principio fondamentale della nostra carta magnifica. Dice l’Italia ripudia la guerra, dice l’Italia pensa che l’unica soluzione sia la pace tra i popoli, dice l’Italia non va al fronte, dice l’Italia non si arma, dice l’Italia aiuta chi decide di non farlo mai. E tocca a noi spiegarlo a loro lì che stanno a Roma a banchettare e che se lo stanno dimenticando perché hanno un’altra volta da guadagnare sfruttando l’emergenza di una nuova catastrofe imminente, da completare sulla nostra pelle e fino in fondo con le loro scelte sbagliate. Per noi che viviamo scrivendo è il contrario, in guerra le parole e la musica non esistono più. Le nostre cetre sono appese, parlano le armi. E si ferma tutto quello che raccontiamo, il pallone, i concerti, gli spettacoli. E’ la solita brutta storia, che abbiamo appena vissuto e non lo vogliamo più.
Tocca soprattutto a noi, che siamo madri, padri e figli, e che a finire in guerra perdiamo tutto, le nostre donne e i nostri bambini, il tesoro che abbiamo. Spendere per armarci di nuovo è anticostituzionale, piuttosto potenziare la scuola, che i mitra e le bombe non hanno mai risolto un cazzo di niente, le parole invece mettono d’accordo la gente e lo fanno sempre e per sempre. Tanto più che le nostre frasi sono il massimo dei massimi, sono quelle di un popolo che ha la lingua più musicale al mondo, la sola che ha mille modi per dire ti amo e uno, unico e squallido, per l’odio. Altro che chiederci soldi per altre armi… L’Italia ripudia la guerra e tutto ciò che c’è intorno perché la guerra fa guadagnare solo quei venti che la decidono, agli altri ammazza tutto, persino la speranza.
Matteo Bonfanti