“I tifosi sulle tribune ti danno dal 5 al 10 per cento di spinta in più: se il ‘Mestalla’ fosse pieno, per l’Atalanta sarebbe più difficile”. Parola di Robert Englaro, terzino sloveno da 20 presenze in nerazzurro tra 1997 e 2000 con Emiliano Mondonico, Lino Mutti e Giovanni Vavassori in panchina, una stagione in serie A e spiccioli soprattutto in dirittura d’arrivo in B.

“Aver vinto 4-1 in casa significa essersi fatti un gran favore in vista del ritorno a Valencia – il commento a 24UR, contenitore del canale Pop Tv, di Englaro, visto in Italia anche al Foggia, sul retour match degli ottavi di finale di Champions League del 10 marzo prossimo -. Per com’è concepita, la squadra di Gian Piero Gasperini non andrà certo lì solo a difendersi. Ma tre gol di vantaggio sono tanti”.

L’ex difensore di Novo Mesto, ex Olimpia Lubiana, prova a fare l’analisi della sfida a bocce ferme: “So cosa voglia dire giocare a porte chiuse, con 200 persone uno stadio è come se fosse vuoto – ha spiegato nell’anticipazione dell’intervista televisiva sul sito 24ur.com -. I fan sono il dodicesimo giocatore in campo: se non c’è nessuno lassù, allora non hai la giusta sensazione. La pressione c’è, ma non è la stessa cosa”.

Un giudizio anche sul connazionale (in realtà naturalizzato, da profugo bosniaco di etnia croata) Josip Ilicic: “L’Atalanta rischia dietro facendo errori che a questi livelli si pagano, ma dà più libertà all’attacco, dove Josip è in gran forma e dove si compensa quanto si concede dietro – chiude Englaro, ex collaboratore del selezionatore della nazionale slovena Tomaž Kavčič -. Non mi sorprende, lo conosco da quando era nel campionato sloveno. Ha talento, ha tutto, gli manca un po ‘di fisicità. Si dedica all’attacco e lo fa benissimo: in Italia non ci capiscono molto con le sue finte e i suoi colpi di tacco, a destra trova sempre campo libero. Ilicic è imprevedibile”.