Il funesto 2020 volge al termine. Non è, ahinoi, il tempo per poter tornare a vivere il calcio giocato ma è quantomeno un’occasione per tracciare un bilancio di un 2020 che di pallone ne ha visto davvero poco. A raccontare l’anormalità di questi mesi ci ha pensato Gianbattista Pellegrinelli, centrocampista del Torre de’ Roveri, sbarcato alla corte del presidente Giorgi dopo l’esperienza al Paladina. Tanti i temi focali toccati dal classe 1993: 

LO STOP AL CALCIO –Penso che inizialmente fossimo tutti contrari alla sospensione dei campionati e, in particolare, la società Torre de’ Roveri ha fatto veramente di tutto per poter continuare in sicurezza, partendo dal distanziamento rispettato all’interno degli spogliatoi, fino alle sedute di allenamento organizzate in modo da azzerare i contatti tra noi calciatori. Poi la situazione si è nuovamente aggravata, con l’aumento dei contagi, e la soluzione di fermare tutto si è rivelata una scelta di obbligata. Speriamo che tornino al più presto le condizioni necessarie per tornare a giocare”.

I PRIMI MESI AL TORRE –Per quel poco che si è potuto giocare, la parte iniziale della nostra stagione è stata sicuramente positiva, sia in campionato con il primo posto provvisorio e anche con il passaggio del turno in Coppa Lombardia. A livello personale mi sono trovato da subito molto bene con i compagni e si è costituito sin da subito un grande gruppo dove tutti siamo affamati e viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda. Lo staff tecnico e la società hanno costruito un collettivo davvero di grande livello: un mix perfetto di giovani che hanno tanta voglia di mettersi in mostra, affiancati da un gruppo di senatori che non ha certo bisogno di presentazioni, sempre pronti ad aiutarti a crescere, sostenendoti sia in campo che fuori. La soddisfazione più grande è stata quella di aver trovato una società veramente seria che si comporta come una vera famiglia e ti fa sentire parte integrante di essa. Di questi tempi sono valori tutt’altro scontati che non si possono trovare ovunque. Partendo dal presidente Giorgi sino ad arrivare agli accompagnatori. Sono tutti estremamente disponibili e ci mettono un impegno enorme per farti sentire un elemento importante di questa famiglia. Gli obiettivi? Non sono cambiati da inizio stagione: dobbiamo sempre puntare al massimo in ogni competizione che andiamo ad affrontare. Se proseguiamo con questa umiltà e con la stessa unità d’intenti, abbiamo ottime possibilità di andare molto lontano“.

PROSPETTIVE DI RIPARTENZA –Se hanno deciso di far ripartire la Serie D, significa che ci sono le condizioni economiche e sanitarie necessarie per tutelare al meglio la salute dei calciatori. Garanzie purtroppo che non si possono ancora avere dall’Eccellenza in giù. Per quanto riguarda il nostro campionato credo che per determinare con merito un vincitore bisognerebbe provare a giocare più partite possibili, tentando magari di completare sia l’andata che il ritorno. Le possibilità di fare questo sono legate alla data in cui si potrà tornare in campo”.

QUESTIONE VINCOLO SPORTIVO –Penso che in certe situazioni, e almeno fino ad una certa età, una società abbia anche il diritto e il piacere di tutelare la crescita di un ragazzo, poi però arriva un momento in cui ognuno è chiamato a fare la propria scelta, senza alcun tipo di vincolo. Ogni stagione fa storia a sé e ogni scelta può determinare pesantemente la carriera di un calciatore. Talvolta obbligare un ragazzo a rimanere in una squadra può condizionare negativamente il suo futuro e quindi credo che l’abolizione di tale vincolo sia la soluzione migliore”.

Michael Di Chiaro