Tra Albania e Ucraina alla fine la spuntano gli slavi, ma in città e soprattutto sugli spalti è stato quasi un monocromo rosso. Con l’aquila in mezzo, anche se alle ali spiegate del colore e del tifo hanno fatto da contraltare quella tarpate sul tappeto verdissimo del vecchio “Comunale” da Jarmolenko e Konopljanka, due tap-in per schiodarsi dall’impasse del botta e risposta Stepanenko-Sadiku in avvio. Bergamo, intanto, a una decina d’anni da Italia-Turchia (15 novembre 2006, 1-1) col figliol prodigo Roby Donadoni in panchina, è tornata a inzuppare il biscotto nel lussureggiante tè del calcio internazionale. Riabbracciando due ex atalantini come Paolo Tramezzani, l’ex carocchia mancina ora vice di mister Gianni De Biasi, e Migjen Basha, uno che a differenza del cornuto e mazziato Berat Djimsiti si farà gli Europei in Francia nonostante la cocente retrocessione in Lega Pro col Como.

Un venerdì sera da respirare a pieni polmoni, a parte le bellezze su fronti opposti con cui lustrarsi gli occhi. E poi sai che indotto, per bar e gelaterie dal centro allo stadio, ‘sto gioco del pallone. Senza contare i banchetti dei tifosi (10.496 spettatori per 204.920 euro al botteghino, mica male) spuntati come funghi ogni sei o sette passi. Con la temibile polizia locale by Giorgio Gori a chiudere volentieri un occhio, perché per una festa così vale la pena lasciare il blocchetto nel borsello. Meno indulgente la Digos, lestissima a brancare un isolato ultrà albanese che a poco più d’un’ora dal fischio d’inizio del nostranissimo Paolo Mazzoleni aveva invaso il campo in solitario. Dulcis in fundo, il più grande spettacolo dopo il big bang. Caro Presidente Percassi, quand’è che a inscenarlo potranno essere di nuovo i bergamaschi tinti di nerazzurro? Le ribalte continentali ci mancano assai.

Simone Fornoni
Distinte con marcatori e azioni Albania-Ucraina
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