Ballare per un giorno tra Bergamo e Lecco e poi far finta di piangere con l’albanese di un call center lontano lontano dal negozio del mio acquisto, un grande magazzino che sta invece ad appena quaranta chilometri da casa mia, il tutto per avere il coupon dell’assicurazione che la commessa dal seno abbondante mi aveva obbligato a fare in caso di furto della mia bellissima bicicletta, la Yellow, allora appena comperata. Diceva nell’agosto dell’anno scorso: “Così sei a posto, sette giorni e ce l’hai nuova”. Abbagliato dal décolleté assai prosperoso e in forte evidenza, avevo firmato e pagato tutto il possibile, ignorando che nel caso, poi accaduto, avrei passato un mese e passa di frustrazioni e di lavoro, ma non come al giornale, un’occupazione onesta e ben retribuita, piuttosto uguale al mestiere fatto due estati da ragazzo, macellaio a Ballabio, in Valsassina, pomeriggi interi a spolpare petti di pollo senza fermarmi mai, prima di fidanzarmi con la figlia del titolare, Giulia, e vedere la luce passando di grado, commesso addetto alle consegne mattutine, il più fortunato, un lusso non da poco.
C’è poi che da allora, era il 1996, è cambiato il clima, è arrivato il global warming che ha trasformato l’Italia in luglio, agosto e settembre in una zona del Sahara. Insomma si schiatta. Si fa fatica a dire “ciao”, figurarsi a farsi dare millecinquecento euri da una multinazionale dopo avergliene pagati appena centosessantanove per la miracolosa polizza salva-bici. E c’è pure il fattore Pandona Aranciona a Metano, la mia maghina, quella che in questa avventura mi porta a destra e a manca, l’aria condizionata non va più da un pezzo, quando la metto, finisco ogni volta a fare la sauna, forse perché la mia automobile, va detto dell’anno 2007, con la vecchiaia si è un po’ rincitrullita, è in Alzheimer motoristica e si è fissata che fuori ci sia sempre l’inverno. A ciò va aggiunto il forte legame affettivo che c’è tra noi, ho diversi motivi che mi portano a credere che la mia auto si sia messa nell’idea di farmi da personal trainer facendomi perdere quei cinque-sei chili di troppo per farmi diventare fico fico, tipo Brad Pitt, per questo si surriscalda esageratamene facendomi sudare le famose sette camicie, che, tra l’altro, non ho.
Resta che sono giorni di viaggi forsennati, ma senza vederne la fine. Un po’ sono rincoglionito anche io, che passo il tempo a cercare pezzi di carta dispersi tra l’universo e il cuore, ma pure quando va tutto bene e trovo miracolosamente scontrini e bolle tra le mutande, nel primo cassetto della mia cassettiera marrone, finisce che mi manca qualcosa e quelli dell’assicurazione sono persone assai puntigliose con me. Non mi fanno sconti e non ci posso manco parlare a lungo, instaurare un’amicizia partendo dal famoso “come stai?”, che è la frase d’esordio nel mondo. Mi bloccano al volo, senza manco un saluto. Mi mettono giù, privi di quell’amore necessario tra cittadini del mondo. E di grave c’è che le loro richieste me le dicono via via, una al giorno, forse sperando scada il termine fissato al 14 agosto. “Mandaci la denuncia”, fatto, “mandaci la data e l’ora dell’acquisto”, fatto, “mandaci lo scontrino”, fatto, “mandaci il numero di polizza”, fatto, “mandaci il codice eon”, fatto, “mandaci gli ultimi due numeri del contratto stipulato”, fatto, “mandaci le sette cifre del telaio”, e ci sto lavorando, appunto oggi, a Lecco, ma non so come fare a recuperarlo perché la bicicletta non c’è più, l’imballo chissà dov’è finito e al negozio giurano di non sapere in che modo aiutarmi. Sono stremato.
Sicuro che l’ultima richiesta della banda degli albanesi addetti alla mia assicurazione sarà il selfie del seno della commessa già citata. E lì mi fermerò, rinunciandovi. Per timidezza, per pudore e per un femminismo sacrosanto in tempi come questi in cui uomini importanti rilasciano quotidianamente dichiarazioni allucinanti su quello che possono o non possono fare le donne, frasi che manco all’epoca delle streghe.
Vi dirò, intanto mi apro una Tennenstina e mi siedo in fondo al fosso della redazione per riprendermi. Buona serata a tutti, pregate per me, un uomo provato, come da foto.
Matteo Bonfanti