di Evro Carosi

L’arte della lusinga e del corteggiamento si avvale oggi di mezzi che consentono di arrivare più velocemente al bersaglio. Il messaggino, le chat e i social network hanno sostituito i balconcini stile Giulietta e Romeo, l’amica-postino o il classico mazzo di fiori. Anche il telefono con il mitico selettore a disco, quello che tutti noi almeno una volta abbiamo usato di nascosto, è finito in cantina. Insomma, oggi non si parla più, ma si scrive utilizzando un linguaggio fatto di abbreviazioni e neologismi. Non serve più neppure il coraggio che un tempo il desiderio forniva ai meno intraprendenti: dire “ti amo” da dietro una tastiera è facile ed evita ai più timidi un sicuro attacco di panico.

E fu proprio grazie ad una chattata più proficua delle altre che Riccardo conobbe Giulia. Riccardo era un operaio di Terranova Braciolini, in provincia di Arezzo. Con il suo sguardo da buono, per anni, aveva cercato l’amore senza mai arrendersi, convinto com’era che, prima o poi, il dardo di Cupido avrebbe colpito anche lui. Mentre attendeva con ansia il giorno del ferimento evitando di stare al coperto, non sia mai che la freccia picchi contro una persiana chiusa o un autobus di passaggio, pensò di aiutare la fortuna provando con internet. Se qualcuno in rete aveva addirittura fondato un partito politico, lui avrebbe almeno potuto trovare una fidanzata: Giulia… Lei si presentò sfoggiando quella seducente debolezza che inorgoglisce l’uomo portandolo ad essere generoso oltre misura, fece suo il cuore di Riccardo già al primo appuntamento e si trasferì presto a casa sua. Riccardo si innamorò follemente di lei, arrivando anche a negare l’evidenza quando, più avanti, Giulia cominciò ad allontanarsi da casa per giorni senza dare spiegazioni. Lui ogni volta aspettava angosciato il suo ritorno e, spinto dall’orgoglio, finiva per nascondere anche a sé stesso i tormenti e il dolore provocati dai morsi della gelosia. Giulia restò incinta, neppure lei sapeva con certezza chi fosse il padre, ma a Riccardo sembrò l’occasione giusta per legare a sé la ragazza.

Nacque Luca, bel bimbo con la faccia da furbetto. Riccardo se ne innamorò subito, ma lo stesso non si poteva dire per Giulia che riprese a fare la vita dissoluta di sempre. Riccardo cresceva Luca con amore, passando con lui tutto il tempo libero, e lo viziava come poteva, magari comprandogli all’edicola uno di quei giochini che i bimbi scelgono sempre con cura per la paura di sbagliare. Riccardo aveva trovato un amore diverso da quel che cercava, ma molto più grande di quel che avrebbe mai immaginato. Giulia era solita stare lontana da casa per lunghi periodi, ma quando il figlio aveva ormai 6 anni, un’anima più misericordiosa delle altre trovò il coraggio di informare Riccardo di quel che stava accadendo: la ragazza era stata arrestata in Germania insieme all’uomo con il quale viveva e quell’uomo era il vero padre di Luca. Riccardo si trovò così di colpo a dover lottare contro il peggior nemico dell’illuso: la realtà. Aveva sempre temuto di non essere il padre naturale, ma ora, oltre a lui, lo sapeva tutto il paese.

Come avrebbe dovuto comportarsi? Poteva continuare ad amare e crescere la creatura che tanto aveva cambiato la sua vita? La confusione porta il disperato a chiedere consiglio a parenti ed amici e, quel che è peggio, ad ascoltare consigli non richiesti. In maniera per lui inconsueta, Riccardo raccolse con freddezza ogni parere e, procedendo analiticamente come Galilei, giunse ad alcune tristi certezze: Luca non era suo figlio, non avrebbe più rivisto Giulia, non fosse altro per i problemi che lei aveva con la giustizia e non era compito suo prendersi cura del piccolo. La domenica di solito era il loro giorno, Riccardo e Luca saltavano giù dal letto con in testa ogni volta un’idea divertente. Ma una domenica, quello che credeva essere suo padre, apparve a Luca come un uomo diverso, bianco in volto e pieno di tristi pensieri. Riccardo aveva deciso: avrebbe affidato Luca ai servizi sociali. Il giorno dopo, con una scusa, non andò al lavoro, si mise il vestito migliore come per prendere le distanze da Giulia agli occhi degli assistenti sociali e, tenendo per mano il piccolo, che gli si affidò con la sicurezza di sempre, si avviò alla macchina. Mettere in pratica quel che si è deciso a volte è difficile anche per gli eroi e per gli uomini di genio. A maggior ragione, quel mattino, lo fu per Riccardo che, col pianto in gola, ad un certo punto si fermò per giocare un’ultima volta con Luca. Non so cosa passò poi per la testa dell’uomo, ma so che qualcuno li ha visti restare nel parco fino a tarda sera. Si erano scordati di un appuntamento… A padre e figlio capita, quando giocano.