“Era il settembre del 1973, stavo finendo il servizio militare quando finalmente arrivò la bella notizia: era nata la PTG, la Polisportiva Tribulina Gavarno”. Inizia così la storia di una piccola squadra di provincia che rappresenta due comunità solide ed affiatate. Quest’anno si festeggiano i 50 anni dalla nascita del Tribulina Gavarno, e come farlo meglio se non con una salvezza sudata e conquistata sul campo. Difatti la società arancio verde arriva dallo spareggio playoff vinto alla grande e davanti ai propri tifosi in gran festa contro il Grassobbio. Il Tribulina però è molto di più, è storie, persone e calcio allo stato puro, loro rappresentano due delle numerose frazioni di Scanzorosciate, Tribulina e Gavarno Vescovado. Per i primi 10 anni la squadra ha giocato sempre in trasferta perché a Tribulina il campo non c’era, poi nel 2011 la costruzione del prato in sintetico ha permesso alla comunità di fare più attività e coprire tutte le fasce di età dei ragazzi. Questa storia duratura è soprattutto grazie alla passione di tanti, ma anche perché nei momenti di crisi, che purtroppo arrivano, la società ha sempre trovato persone che hanno aiutato a trovare soluzioni ed incitato a non mollare.

Il presidente Gianluigi Assolari ci racconta fiero della sua squadra e ringrazia tutti per questo grande traguardo: “Innanzitutto voglio ricordare con affetto due amici di Tribulina Gavarno: Vittorio Beretta e il Dottor Paolo Ravelli, ma anche l’indimenticabile Beppe Baretti sempre disponibile, che purtroppo non sono più con noi. Portiamo avanti questo progetto grazie alla vicinanza del presidente Vittorio Bosio, di tanti amici del CSI e soprattutto la fortuna di avere un’amministrazione comunale che ci sostiene perché crede, come noi, che lo sport è fondamentale per la crescita dei ragazzi, ma anche i tanti miei compaesani che si impegnano nella “Festa Insieme” (parrocchia sportiva e associazione cacciatori) per raccogliere fondi che con gli amici sponsor ci permettono di mantenere le iscrizioni dei ragazzi al minimo”.

Il pres ci parla anche dell’andamento della stagione: “Chiudiamo la stagione con 220 tesserati tra giocatori e collaboratori divisi in 8 squadre. Per quanto riguarda la prima squadra siamo riusciti, sul filo di lana, anche quest’anno a mantenere la Seconda Categoria, che per noi vale come la Seria A. Devo ringraziare i ragazzi per l’impegno, il mister che ci ha sempre creduto insieme al suo staff e i parecchi tifosi che soprattutto nelle ultime partite ci sono stati vicini. Le nostre squadre giovanili giocano nei campionati CSI e anche quest’anno ci hanno dato parecchie soddisfazioni con classifiche da primi posti, soprattutto nel comportamento”.

Il numero uno della società arancio verde vuole esprimersi anche sul futuro, sportivo e societario: “Anche la prossima stagione ci sarà qualcuno che andrà a giocare in società più blasonate della nostra; è il nostro destino di piccola società, noi li seguiremo con affetto. A volte ci capita la grossa soddisfazione che qualche nostro piccolino sia osservato da squadre top, l’ultimo lo scorso anno è finito a Zingonia e ne siamo orgogliosi. Il prossimo anno avremo il rinnovo del C.D. e ho deciso di non ricandidarmi. Da sempre sono contrario ai lunghi mandati, sia in politica che nelle associazioni. L’età avanza e c’è il rischio di fare tanti errori. Qualche giovanotto in gamba vedo che si sta avvicinando, speriamo. Noi vecchietti possiamo dare consigli ed accompagnarli se ce lo chiedono. Ci tengo anche a citare e ringraziare tutta la dirigenza il vice presidente Diego Brignoli, il nostro cassiere Marco Bassanelli e tutti i consiglieri Mario Beretta, Gianluca Bertocchi, Enrico Foresti, Gabriele Foresti e Tiziano Foresti”.

Infine ci tiene a dare una sua opinione sulla nuova riforma dello sport: “Nell’ultimo periodo ci sono tanti presidenti di società che mollano e pochi hanno voglia di mettersi in gioco per i rischi che si corrono ricoprendo queste cariche. Ciò che serve a noi che facciamo sport di base è meno burocrazia togliendo quell’angoscia che ci rende responsabili di tutto. Sul vincolo sono sempre stato favorevole ad eliminarlo però si deve trovare una forma di incentivo serio per premiare quelle società che si impegnano correttamente con i ragazzi. Ne ho viste tante in questi anni, ragazzi tenuti fermi per beghe o ricatti fra dirigenti. Se nel resto dell’Europa non c’è più da anni ci sarà un motivo”.

Matteo Beni