Billy Harris si è scoperto competitivo a 28 anni dopo una carriera nelle retrovie, tra stenti e sacrifici. Per tre anni ha viaggiato con un van per risparmiare sulle spese, oltre a incordare le racchette per gli altri. “E continuo a farlo con le mie”. A Bergamo ha centrato il main draw. Esordio con sconfitta per Gigante.

C’è da credere che Billy Harris abbia preso spunto dalle avventure di tanti colleghi, pronti a tutto pur di trovare il loro posto al sole nel mondo del tennis. C’è stato qualcuno, come Dustin Brown, che dopo aver viaggiato per anni a bordo di un camper si è costruito una buonissima carriera. Il britannico, nato a Nottingham, ha trascorso tre anni della sua faticosa carriera girando per i tornei a bordo di un van. “L’ho costruito in modo da metterci un letto nella parte posteriore”. Era un modo per ridurre le spese e rendere gestibile l’attività nei tornei minori. Tre anni nei quali ha incordato le racchette ai suoi avversari, a prezzi concorrenziali, per tirare su qualche euro (pardon, sterlina). Sembrava incagliato senza speranza nei tornei minori, poi quest’anno è arrivato il grande salto. Prima finale in un Challenger e una continuità mai avuta in passato, fino all’attuale best ranking. Numero 234 ATP grazie alla semifinale raggiunta a Ortisei, prosegue nell’onda positiva al Trofeo FAIP-Perrel di Bergamo (73.000€, Ecoplast), in cui ha superato le qualificazioni grazie a una bella vittoria contro Nikoloz Basilashvili. Per il georgiano era il terzo torneo dopo uno stop per infortunio, ma è pur sempre un ex numero 16 del mondo. “Più facile del previsto? Non direi – dice Harris dopo il successo per 7-5 6-1 – nel primo set lui ha avuto tre setpoint sul 5-4. In quel game sono stato bravo a restare a galla, poi sono riuscito a vincere il primo set e lui è un po’ calato”. Non è un tipo di tante parole ed è un peccato, perché avrebbe mille storie da raccontare. Per esempio, la bizzarra statistica contro i top-100 ATP. Ne ha affrontati quattro e ne ha battuti tre (Bautista, Lestienne e Purcell, perdendo solo contro Tommy Paul). “Non lo sapevo – sgrana gli occhi – suppongo che i migliori ti spingano a giocare meglio e a portare il proprio tennis a un livello migliore, probabilmente è un processo inconscio”.

BEYOND THE BASELINE”

Il britannico ha vissuto anni nelle retrovie, ed è sorprendente che si sia scoperto competitivo a 28 anni. Curiosamente, ha raccolto 16 delle 27 vittorie complessive nei tornei di categoria nel solo 2023. “Ho vinto alcuni tornei ITF ed è aumentata la fiducia nei miei mezzi, poi ho cambiato il movimento del servizio – racconta – nella mia struttura è diventato tutto più professionale: da lì ho iniziato a lavorare in tutte le aree del mio gioco e questo mi ha permesso di crescere, anche se lentamente”. Accompagnato a Bergamo dal papà-coach, colpito dalla struttura dell’Italcementi (che affianca una piscina al campo centrale), resta umile anche negli obiettivi. “Vorrei giocare i tornei del Grande Slam, anche soltanto nelle qualificazioni. Il mio primo grande traguardo è poter giocare l’Australian Open”. Alto oltre 190 centimetri, dotato di un gioco piuttosto equilibrato e potente, racconta che i momenti peggiori nella sua carriera sono stati gli infortuni. Qualche anno fa si è procurato un brutto infortunio tra inguine e anca mentre correva sul tapis roulant (“E sono stato otto mesi senza giocare”), mentre qualche anno prima era stato fermo un anno a causa di un infortunio alla spalla. Adesso sogna di diventare l’ennesimo giocatore – ormai i casi sono tanti – in grado di raggiungere il meglio intorno ai trent’anni. Per sapere qualcosa di più sulla sua storia, tuttavia, si può dare un’occhiata al documentario “Beyond the Baseline”, edito dalla LTA (la federazione britannica), in cui Harris e tanti altri giocatori di seconda fascia descrivono il dietro le quinte del circuito. “Ho rilasciato un’intervista in cui ho raccontato le origini della mia avventura, e quanto sia diverso giocare negli ITF e nei Challenger. Sapete, avendo viaggiato tre anni con un van…”. Rispetto ad allora è cambiato quasi tutto: il “quasi” è dovuto alla piccola macchina incordatrice che si porta in giro, incordando le racchette per conto proprio. Niente più servizi agli altri, ma per se stesso sceglie ancora di fidarsi soltanto delle sue mani. Lo farà anche per l’esordio in tabellone contro Calvin Hemery.

KO PER GIGANTE E GAIO, CINQUE AZZURRI IN CAMPO MARTEDÌ

il torneo è iniziato piuttosto male per i colori azzurri. Nel pomeriggio di lunedì sono arrivate le sconfitte di Matteo Gigante (nella foto by Antonio Milesi) e Federico Gaio. Il romano ha ceduto con un doppio 6-2 ad Alex Molcan, desideroso di tornare in fretta tra i top-100 ATP. Dopo il successo a Cordenons, il romano è entrato in una spirale di risultati negativi che non inficiano la sua bontà del suo 2023, ma evidenziano – forse – la necessità di ricaricarsi in vista del 2024. Non è andata bene nemmeno a Federico Gaio: reduce dalla buona semifinale a Ortisei (e all’impegno in Serie A1 a Bolzano, con il suo TC Rungg), il faentino lascia tra mille rimpianti dopo aver ceduto 6-3 7-5 a Gijs Brouwer. L’olandese è dotato di un ottimo servizio, ma Gaio recrimina per un secondo set in cui ha avuto diverse occasioni per portarsi avanti. Non ha sfruttato nessuna delle cinque palle break avute, e gli è stato fatale un break all’undicesimo game. Per quanto il campo sia piuttosto lento, le condizioni di gioco indoor sono decisamente migliori per Brouwer (autore di 11 ace) rispetto a Gaio. Martedì sarà una giornata ricca di incontri, con ben undici match di singolare. Per gli esordi di Flavio Cobolli e Fabio Fognini bisognerà aspettare mercoledì, ma i due testeranno l’Ecoplast di Bergamo con l’esordio il doppio, in cui se la vedranno con i bergamaschi Vincent Ruggeri-Fumagalli. Occhi puntati sull’esordio di Jack Draper, che chiuderà il programma (non prima delle 20) contro Francesco Maestrelli, mentre in precedenza ci sarà l’esordio per altri quattro italiani. Si parte alle 10 con Francesco Passaro, opposto all’americano Nicolas Moreno de Alboran, poi Giulio Zeppieri chiederà strada al qualificato Jelle Sels prima del derby tra Andrea Vavassori e Stefano Travaglia. Nel cuore del pomeriggio c’è un interessante derby generazionale tra Brandon Nakashima e il redivivo Mikhail Kukushkin, anche lui emerso dalle qualificazioni.