Non avevo voglia di fare casino, eppure ieri notte la gente mi ha rapito. Come il famoso topolino col suo pifferaio magico, tutte quelle persone in giro a far festa mi hanno portato in piazza senza accorgermene, con i miei piedi che andavano da soli. Dopo qualche chilometro lungo quel meraviglioso fiume azzurro, incantevole perché fatto dell’allegria improvvisa e piena che arriva a casa nostra dopo due anni di dolore, ho incontrato i miei ragazzi.
Zeno, il mio figlio piccolo, che però piccolo non è più, dall’alto dei suoi quasi tredici anni era a fare il figaccione tamarrone a petto nudo. Lui e i suoi due soci più cari, Cesare e Diego, si passavano il megafono tentando di aizzare la folla a gridare in coro “Forza, Italia”, uguali a me alla loro età. E sul Sentierone c’era un casino che io non avevo visto mai, eppure riuscivo a sentire in sottofondo una vecchia canzone che cantava spesso mio papà, scritta da Roberto Vecchioni tanto tempo fa. In un sentiero di note dolcissime, il cantautore milanese si chiede “dove saranno tutti gli amici miei”. E le migliori amicizie sono quelle che nascono da ragazzini. Restano sempre e per sempre, anche solo sulla pelle e nel cuore, dove si conservano i ricordi. E ieri, pure lontani, sparsi e perduti nel mondo, i miei soci erano accanto a me.
Un attimo fuori dalla ressa, di fronte al Donizetti, mio figlio Vinicio, quasi quindici anni, quasi un metro ottanta di uomo, era abbracciato stretto stretto alla sua ragazza. Incuranti di quello che gli girava intorno, si baciavano teneramente. Vederli era bellissimo perché erano quell’emozione unica che abbiamo vissuto tutti noi da adolescenti, all’alba del primo amore, inebriati, liberi, senza la paura di legarsi troppo con le controindicazioni che dà. Non li ho disturbati, ho fatto finta di niente e ho cambiato strada. Anche perché avevo addosso una nuova canzone, stupenda, di Luca Carboni, e volevo cantarla sottovoce. Dice: “Due ragazzi che si amano e vorrei fossimo ancora così stupidi”, dove stupidi non significa scemi, ma folli perché innamorati.
Ecco, solo questo chiedo al cielo azzurro di oggi, quello della mitica vittoria dell’Italia sull’Inghilterra. Ed è una preghiera per i miei due figli, Vini e Ze, che riescano anche da grandi ad essere così stupidi, come lo erano ieri, che è poi il segreto della felicità.
Matteo Bonfanti
Foto di bergamonews.it: la festa di ieri notte in centro a Bergamo