Atalanta, fino a giovedì scorso quattro passeggiate, anche divertenti, persino spettacolari, ma da domani si fa sul serio, il gioco si complica. E adesso più che mai dentro o fuori dall’Europa. Due partite per capire il vero valore internazionale dei nerazzurri, perché il Copenaghen non è una squadretta qualsiasi. Intanto, vale come premessa, la formazione danese è al posto n. 43 del ranking dei club europei mentre l’Atalanta è novantaduesima, inoltre, sempre citando le classifiche, la Danimarca per la Fifa è nona mentre l’Italia è ventunesima. Certo il nostro campionato ha un valore non comparabile con quello danese, decisamente modesto anche quando comincia la partita cifre, classifiche e punteggi vari scompaiono per lasciare posto a vere sfide. Come succederà domani sera al Mapei Stadium, il cui terreno di gioco purtroppo è in condizione pietose. A tal proposito, per senso di ospitalità, non sono trapelate lamentele da parte nerazzurra ma anche noi cronisti abbiamo occhi per vedere e constatare il brutto stato del manto erboso di quel campo. Il Copenaghen Football Club è nato nel 1992 dalla fusione tra il Boldklub 1903 e il Kjobenhavns Boldklub e all’inizio degli anni duemila ha cominciato a dominare il campionato vincendo 11 titoli nazionali, poi coppe e supercoppe e da diciotto anni gioca in Europa tra Champions e Europa League, quindi una società e una squadra di consumata esperienza internazionale.   I  “leoni”, dopo otto giornate di campionato, guidano la classifica insieme all’Aalborg e hanno eliminato senza particolari fatiche il Cska Sofia. Stale Sollbaken, tecnico norvegese al Copenaghen da cinque stagioni, nelle ultime due partite con i bulgari e in campionato con l’Aarhus ha mischiato un po’ le carte. In porta si sono alternati Joronen e Andersen, in difesa a destra Ankersen, a sinistra Boilesen, un esterno di qualità, in mezzo Vavro e Bjelland, a centrocampo Skov, Gregus o Falk, Zeca e Thomsen, in attacco N’Doye e Fischer, uno dei più forti attaccanti danesi.  Per i lettori più giovani l’Atalanta, nell’immediato dopo guerra, ha “pescato” fior di giocatori in Danimarca: Karl Hansen, Svend Hansen, Leschly Soerensen detto “ol Pastur”, Paul Rasmussen, Kurt Christensen, Flemming Nielsen, proveniente proprio dal KB Copenaghen, fino a Cornelius. Con tutto il rispetto per i “leoni” danesi l’Atalanta non ha affatto paura, anzi, più forte è l’avversario, più crescono gli stimoli. Sono, comunque, due partite che si giocheranno sul filo del brivido, anche un solo gol può essere decisivo, e soprattutto con una fisionomia tattica ben precisa. Gasperini sostiene, a ragione, che la qualificazione si decide al Parken di Copenaghen la prossima settimana. Questo significa una condotta di gara accorta che non permette di dilapidare le occasioni offensive che capiteranno tra i piedi dei nerazzurri e mai la porta avversaria è rimasta inviolata, sotto questo aspetto le prove degli attaccanti atalantini sono benauguranti. Conta molto, invece, non subire gol, disattenzioni come con il Sarajevo e con l’Hapoel sono vietate. Gasperini, comunque, è molto chiaro: in questo momento la  qualificazione ai gironi è l’obiettivo principale. Per quanto riguarda la formazione ancora assente Palomino, in porta potrebbe toccare a Berisha, mentre in attacco dovrebbe essere Zapata il prescelto per guidare l’attacco.
Giacomo Mayer