Il film della partita potete vederlo qui sotto. Da rivisitare in loop, frame dopo frame, momento dopo momento. La strizza per lo svantaggio by Domenico Berardi, quello che poi al rientro nel tunnel a metà partita dà due scrolloni di troppo a Marten de Roon lasciando il Sassuolo in dieci. Duvan Zapata che la pareggia di forza, e, nel secondo tempo, l’uno-due Papu Gomez-Mario Pasalic. Ma di quell’Atalanta capace della storica accoppiata terzo posto-qualificazione alla Champions League, il 26 maggio 2019 al Mapei Stadium di Reggio Emilia, va fatto un monumento anche ad Andrea Masiello, il transfuga del recente calciomercato invernale direzione Genoa perché non voleva essere un peso.

Perché? Magari se lo ricordano in pochi, ma fu lui a negare il nuovo possibile sorpasso al bomber di Calabria vestito di neroverde. Buttandosi a corpo morto sul suo rigore in movimento, figlio di un’infilata di Alfred Duncan su invito di Manuel Locatelli, uno che il nerazzurro l’aveva vestito da ragazzino prima di essere rapito dal Milan. Avrebbe potuto essere il 2-1 e probabilmente la fine dei sogni, la mazzata morale a tutto un popolo accorso alla spicciolata in una Reggio come sempre ostica per i mille divieti di circolazione, roba che per raggiungere lo stadio, ben conosciuto per l’epopea ormai sfiorita in Europa League come sede dell’esilio, stessa sorte per il finale di campionato col futuro (dal 1° luglio) Gewiss Stadium in ristrutturazione, bisognava ripassarsi il calendario dei santi. 

Invece, no. Quel salvataggio di San Masiello da Viareggio, il campione tanto discusso perché al Bari aveva tanto peccato, attirandosi gli strali dei benpensanti, volle dire tutto. Riassumendo l’essenza di un’intera annata spesa a leccarsi le ferite della delusione dell’uscita ai playoff dall’EL per inseguire qualcosa di immenso. Riassumendo il significato stesso dell’espressione “giocatore di squadra”. E l’aveva preceduto, quel gesto a favore della causa comune, il 22 aprile prima a Napoli, negando ad Arkadiusz Milik i fuochi del raddoppio a Fuorigrotta, assecondando la rimonta dei suoi pure in quel caso. In scivolata, con la sfera a non oltrepassare d’un soffio la linea per intero. Anche lì a segno Duvan e SuperMario, altro segno del destino: un bottino pieno buono per l’aggancio al Milan al quarto posto. In volata, al Mapei Stadium, rimase indietro anche l’Inter. La Storia.
Simone Fornoni