La Coppa Italia del 1963, vinta in finale a San Siro sul Torino il 2 giugno dell’anno in cui morì il bergamasco Papa Giovanni XXIII al secolo Angelo Roncalli (proprio il giorno dopo), ha da sempre come eroe eponimo Angelo Domenghini da Lallio, autore della tripletta decisiva all’atto conclusivo. Ma per arrivare fin lì l’Atalanta di Paolo Tabanelli, l’unica a riuscire a mettere un trofeo nella bacheca societaria, ebbe bisogno anche dell’apporto di Dino Da Costa, attaccante che giocava soprattutto mezzala, scomparso ieri a Verona dove abitava da almeno 54 anni dopo aver giocato pure lì.

Il brasiliano naturalizzato italiano, che era nato a Rio de Janeiro il 1° agosto 1931, in quell’edizione del trofeo della coccarda segnò quanto il Domingo, ma distribuendo le sue prodezze dal primo turno alla semifinale. A Como, il 9 settembre 1962, aprì le marcature al 2′ nel 4-2 dopo i supplementari (53′ e 93′ Domenghini, 74′ Carminati, 83′ Morelli, 108′ Nova) per poi ripetersi due volte in casa, al vecchio Comunale di Bergamo: nel quarto col Padova (2-0, lui al 50′ e Calvanese all’ora di gioco) e in semifinale, sempre secca, col Bari, da match winner e unico marcatore, al minuto 57.

Non giocò la finalissima, in cui l’8 era di Flemming Nielsen (solitamente col 4) e il 10 di Mario Mereghetti, ma per giungerci fu insomma decisivo con 3 dei suoi 31 palloni in porta atalantini in 68 presenze nel biennio 1961-1963 iniziato con l’ottimo sesto posto di Ferruccio Valcareggi. Botafogo, Roma, Fiorentina, Juventus (subito dopo il nerazzurro), Verona e Del Duca Ascoli le altre tappe della sua carriera, con titolo di capocannoniere di serie A in giallorosso nel 1956-1957 mettendo a segno ben 22 reti. in Nazionale, oriundo dal 1955, solo una famosa e sfortunata partita: le qualificazioni ai Mondiali di Svezia perse a Belfast per 2-1 contro l’Irlanda del Nord il 15 gennaio 1958, in cui l’unico gol italiano fu proprio il suo.

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