Non farò finta di nulla.
In una vita parallela, e certamente più spensierata, avrei la valigia pronta sul letto.
Non avrei dormito questa notte, e il mio volo charter sarebbe già pronto sulle piste di Orio al Serio.
Avrei raccontato ai miei figli, prima di farli addormentare, l’emozione per aver raggiunto un sogno che ho sempre creduto inarrivabile.
Varcare il tempio di Anfield, sentire il groppo in gola durante le note di “You’ll never walk alone”.
E tremare dall’emozione.
Essere lì, in Champion’s League, con la mia Dea.
Avrei guardato mio papà, lì accanto a me, con gli occhi gonfi di gratitudine.
Gli avrei battuto la mano sulla spalla, per ringraziarlo ancora una volta per avermi reso orgogliosamente atalantino.
E, come sempre, sarei stato l’uomo più felice del mondo dopo una vittoria, e l’uomo più triste del mondo dopo una sconfitta.
Ma sempre più atalantino, a prescindere, ogni giorno sempre di più.
Ebbene sì, avrei assistito a LIVERPOOL-ATALANTA, un sogno che ho sempre creduto inarrivabile, inafferrabile.
E, purtroppo, avevo ragione.
Resterà ancora un sogno, ma stavolta sarà un sogno che potrò fare ad occhi aperti.
Guardando verso un futuro che, stavolta, tenterò di afferrare.
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