Geniale, preparato, colto, ma pure dissacrante e comico perché sempre ironico e autoironico. Ho iniziato oggi il mio nuovo libro, “Mirabili vite di persone illustri”, passando una mattinata a Milano con Vittorio Feltri. Al netto delle sue idee, che su alcuni temi non sono le mie, il direttore di Libero è un collega che stimo moltissimo, tra i dieci imprescindibili se nella vita si vuole campare scrivendo. E lo ringrazio di avermi raccontato la sua incredibile esistenza, orfano da piccolissimo, poi commesso all’Abitex di Borgo Palazzo, vetrinista, pianista di piano bar a Lecco, al night “Don Rodrigo”, quindi grande penna del giornalismo italiano partendo da L’Eco, che è ancora la sua prima lettura della giornata. Aneddoti incredibili, raccontati nel suo modo, che a me fa crepare dal ridere, come il suo rapporto negli anni col sindaco Gori, licenziato ai tempi di Bergamo Oggi perché “Giorgio era un cronista eccellente, uno dei migliori che avevo, ma era troppo di sinistra e allora gli ho detto di andare via” e che adesso “è uno dei sindaci più in gamba che ci sono perché nella nostra città è tutto nuovo e non c’è manco un mozzicone per terra, è bravo e deve continuare a far politica candidandosi alle Europee”, o il connubio con la moglie Enoe, che di cognome fa anche lei Bonfanti, “mai tradita, che è una bruttissima parola, che sembra che le stavo alle spalle col coltello, diciamo che ho diversificato qualche volta”. Ore bellissime, con momenti profondi, nel ricordo della prima moglie, morta di parto lasciandogli due gemelle quando Vittorio aveva appena 22 anni, e altri incredibili, tra i cinquanta e passa l’aver letto sul suo cellulare i continui messaggi che si scambia con la nostra premier, Giorgia Meloni, che gli dice “Vittorio, ti voglio tantissimo bene e quando ti guardo in televisione vado in brodo di giuggiole”. Leggerete il libro, rimanendo colpiti dalla sua disponibilità verso i colleghi, pure quelli sconosciuti come me, che l’ho chiamato ieri e questa mattina eravamo già lì a chiacchierare, soprattutto ridendo “perché, Matteo, la vita è solo una questione di culo”.
Matteo Bonfanti