di Simone Fornoni

La mountain bike fino a San Pellegrino usando la ciclabile della Valle Brembana per esplorare sensazioni e paesaggi nuovi, il trekking con gli amici rimasti fedeli, tra cui il connazionale Gaston Rinaldi. Immagini liete per l’intimità familiare e affini diffusa a favore di Instagram, ma tristissime per chi ama il calcio e non lo vorrebbe mai orfano di un protagonista assoluto. Per un Papu Gomez che lo fa lontanissimo dall’Atalanta e da Zingonia, a divorzio consumato lungo le sequenze di una telenovela capace di strappare più lacrime di rabbia che da rimpianto, a pedalare a pelo d’erba c’è rimasto un solo fuoriclasse, Josip Ilicic. Tanto che Gian Piero Gasperini ha fatto in fretta a reclamarne il vice, nella conferenza stampa alla vigilia del recupero di Udine. Il motivo è semplice, banalissimo: se non accende la luce San Giuseppe, tra i santini delle sue invenzioni impossibili, altro che miracoli, quell’interruttore non è in grado di pigiarlo anima viva.

Nemmeno la strana coppia ucraino-russa Ruslan Malinovskyi-Alexey Miranchuk, la soluzione interna che non è una soluzione. Sempre che il doloroso distacco dall’argentino non fosse in qualche modo prevedibile o all’orizzonte, magari per mere ragioni di rinnovo o di prospettive cambiate da una delle parti, leggi aria nuova per il trascinatore dello spogliatoio oppure revisione tattica da esclusione perpetua agli occhi del mister, la scelta è stata di non investire sul successore o sulla controfigura dei due uomini più. I due sono classe 1988, tra 9 giorni lo sloveno entra nell’Età del Signore, precedendo il Papu di 17 (15 febbraio). Magari giocheranno fino all’Età di Matusalemme, ma al ricambio interno finora non s’è provveduto. Punto e a capo. Non che si potessero sborsare davvero 30 milioni per il dribblomane Jeremie Boga del Sassuolo, che non c’entra una beata fava con la classe e il carisma degli atalantini in questione, quello che s’è voluto aspettare dopo il vuoto dentro fra il poker di Valencia del 10 marzo 2020 e lo scorso autunno e quello di cui ci si è voluti disfare.

La questione rimane aperta, chissà fino a quando. Un tempo c’era perfino la possibilità di prendere Dani Olmo, lui sì un fantasista-tuttocampista alla Gomez ultima maniera, incrociato pericolosamente nel girone di Champions all’esordio nel mondo dei grandi contro la Dinamo Zagabria. Niente, è finito al Lipsia, a rendere più frizzante la Red Bull. Sullo sfondo, un altro che costa il doppio del tetto massimo previsto dalla proprietà, Rodrigo de Paul. Uno che nella Selecciòn della vecchia conoscenza nerazzurra Lionel Scaloni gioca titolare insieme ad Angel Di Maria. Uno che sa fare di tutto, dal mediano all’ala passando per la fascia. L’avversario del 20 gennaio che avrebbe dovuto esserlo il 6 dicembre, proprio all’indomani dell’ufficialità del caso del numero 10 di casa, lasciato fuori dalle convocazioni “per farlo decantare, fino al Midtjylland era sempre stato disponibile, ha viaggiato tanto per la nazionale argentina” insieme guardacaso al numero 72 “che adesso deve dare un segnale anche lui”.

Da quell’acrobazia dialettica da campione della comunicazione (i giornalisti imparino) si sa chi s’è salvato e chi no, inutile rimuginare sul già detto e sul già fatto. Inutile piangere sul latte versato. Sarebbe utile, invece, oltre che pensare a programmare l’immediato futuro, perché con un trentatreenne chiamato alle pentole e ai coperchi l’eredità e la successione sono cose urgenti, non da lasciare al caso o al flusso disordinato degli eventi, restituire un pallone al folletto ripudiato. Va bene che s’è messo nell’angolo da solo, va bene che ha sbagliato e dovrebbe cospargersi il capo di cenere e altre minchiate da compagnucci della parrocchietta, come se Bergamo pullulasse solo di gente di talento in odore di santità e quindi in diritto di puntare il dito sul reietto di turno. Ma vedere il Papu in sella alla bici e non alla squadra, quale che essa sia, fa male al cuore e agli occhi. Facciamo che lo si vende al miglior offerente senza guardarne contropartite e dimensione, big comprese, per non dovergli dare altri 4 milioni per la mera presenza al Centro Bortolotti a orari e su campi diversificati fino a giugno 2022. Lui sulla mountain bike sembra anche divertirsi a far girare le gambe. Se in campo non girano a Ilicic, l’ex compagno di un tandem rimasto disoccupato a metà, sono guai.