Il Valencia stavolta oltre a i nomi nasconde anche i numeri. Fatto sta che la pandemia di Coronavirus ha colpito altri suoi tesserati, definiti “asintomatici”. Ma è la strategia di comunicazione (QUI la nota ufficiale in lingua originale) che è cambiata in modo sostanziale. E l’affondo all’Atalanta, alla Lombardia e all’Italia non è nemmeno troppo tra le righe: nel mirino “una partita di Champions League a Milano il 19 febbraio 2020”, ovvero l’andata degli ottavi di finale coi nerazzurri.

Come dire che i positivi di lunedì 16 marzo, oltre ai 5 dei giorni scorsi (Garay, Gayà, Mangala, il dottor Aliaga e il delegato di campo Camarasa), avrebbero incubato il Covid-19 per quattro settimane. “Il Valencia CF riporta nuovi casi positivi di coronavirus COVID-19 in giocatori e tecnici della prima squadra. Tutti sono casi asintomatici e sono nelle loro case con monitoraggio medico e misure di isolamento, che svolgono normalmente il piano di lavoro programmato”.

Ed ecco la stoccata finale: “Nonostante le rigide misure adottate dal Club dopo aver giocato una partita di UEFA Champions League a Milano il 19 febbraio 2020, un’area confermata ad alto rischio dalle autorità italiane giorni dopo, allontanando il personale dall’ambiente di lavoro e dal pubblico in generale, gli ultimi risultati mostrano che l’esposizione intrinseca alle partite ha causato circa il 35% dei casi positivi”.