Un compleanno con un regalo al sapore di passato. “Tra serie B, esordendo in Coppa Italia diciassettenne con la Spal grazie a Titta Rota, e la C vissuta marginalmente perché ero nell’anno del servizio militare e fino a venerdì dovevo essere alla Compagnia Atleti di Bologna. 44 volte atalantino e adesso, ad Almè, dove curo gli Allievi e ultimamente i Giovanissimi da un decennio, dopo Domenico Moro, mio compagno di squadra con Ottavio Bianchi nel 1981/82 e coordinatore del settore giovanile proprio qui, ecco un’altra fetta di storia nerazzurra come Adriano Ferreira Pinto. Valter Mostosi da Petosino, ex numero 10 di un calcio più romantico “dove il pubblico delle grandi occasioni non mancava nemmeno in serie C con Cesare Bortolotti presidente”, spegne 63 candeline come parte del nuovo e ambizioso progetto gialloverde assaporando un’aria sempre più nerazzurra.

“Il brasiliano è il metro delle ambizioni della rivoluzione societaria. Una prima squadra con Ferreira Pinto chiaramente punta al salto di categoria. Porta esperienza e arricchimento tecnico a livello assoluti: non solo, è una persona umile e disponibile con un passato illustre alle spalle. Il mio, in nerazzurro, era stato più corto, per colpa degli strappi muscolari mai risolti del tutto”, aggiunge il formatore del vivaio dell’Almè, club in cui è subentrata la Dave Locatelli Agency con Omar Locatelli, cavallo di ritorno nonché almese purosangue.

“Ho smesso presto da giocatore, a ventott’anni, in Promozione a Verdello. Sono stato fisicamente integro fino ai 19, poi non sono più riuscito a fare una stagione per intero nonostante quelle in doppia cifra in termini marcature tra l’Ospitaletto del presidente Gino Corioni e l’Intim Helen Telgate del presidentissimo Angelo Finazzi. Ero un trequartista mancino, un numero 10 classico, il raccordo tra centrocampo e attacco: a Bergamo, dove avevo iniziato dodicenne, avevo davanti un idolo dei tifosi, Augusto Scala, che era il migliore nel ruolo. Altrove punizioni e rigori erano tutti miei”.

Con l’Almè, una storia che prosegue continuativamente dopo una prima parentesi: “Tra 2009 e 2011 ho allenato anche i senior gialloverdi. Cogli Allievi ho vinto anche un campionato, la foto più recente che ho in campo si riferisce proprio a quella circostanza”, racconta Mostosi. Uno che da atalantino faceva parte di una baby generazione che in parte s’è ritrovato anche altrove, sempre in C ma fuori provincia: “Con Angelo Zambetti, un percorso parallelo anche a Ospitaletto e a Telgate, dove però io ero arrivato l’anno dell’Interregionale vinta. Ho sempre incrociato giocatori di estrazione nerazzurra o comunque bergamaschi, tra Sana, Cassa, Mottalini, Vanotti, Locatelli, Tirloni e Crotti – prosegue il numero 10 che fu, in panchina nelle giovanili anche a Villa d’Almè, Nuova Athletic Almenno in prima squadra e Ponteranica -. In B, accanto all’intelaiatura di Rota della serie A con Vavassori, Rocca, Festa, Scala e Garritano, con me c’erano Filisetti, lo stesso Zambetti e Gian Pietro Percassi dal vivaio. Ho sempre respirato Atalanta ovunque giocassi”.

Riaffiorano le memorie della Nazionale Juniores al Comunale di Bergamo, da capitano, “insieme a Pasquale Bruno, Di Fusco, Monelli, Galderisi e lo juventino Koetting”, e della grande Intim Helen dove “il bomber era il compianto Angelo Ercolino Seveso, un armadio che nessuno riusciva a spostare, e giocava gente del rango di Gigi Brambilla, Mandelli, Gatti e Garbelli”. Il presente, ora, si riallaccia sempre a quel saliscendi con Cesare presidente: “E un Ferreira Pinto che dà all’Almè il tocco di ambizione e atalantinità in più. Bortolotti dalla C all’Europa ci mise ben pochi anni, segno che il lavoro con continuità, affidandosi a persone competenti e appassionate, alla fine paga sempre. Lo stesso hanno fatto, in una scala inimmaginabile, con Gasperini negli ultimi 9 anni. Mai dimenticarsi da dove si è partiti. Ma nessuno ha la bacchetta magica: la struttura societaria ha gettato fondamenta solide, ora sta a Juric costruire la casa”.
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