di Simone Fornoni
Signore e signori, le comiche. Hanno messo Luca Banti, il fischietto della finalissima di Coppa Italia all’Olimpico con la Lazio, al Var mercoledì pomeriggio nell’ottavo del trofeo della coccarda contro la Fiorentina al “Franchi”. Atalanta, arbitri dalla vista corta e Video Assistant Replay che o si spegne sul più bello oppure si limita a un silent check buono solo a scambiare per un’azione da corner un rigore netto e un’espulsione per placcaggio da ultimo uomo. Si pensava che il caso Lautaro-Toloi di sabato scorso a San Siro con l’Inter sarebbe stato l’ultimo capitolo della saga, col designatore Nicola Rizzoli a scusarsi ma non troppo coi nerazzurri di Bergamo stamani dai microfoni di Radio Sport Anch’io (Radio Rai): “C’è stato un errore umano del Var (Massimiliano Irrati, NdR), il direttore di gara Gianluca Rocchi non c’entra, non ha colpe. Gli arbitri sono contenti quando la tecnologia li corregge”.

Premesso che le designazioni vengono rese note abitualmente almeno un paio di giorni prima delle partite ma di fatto vengono decise con congruo anticipo, qui siamo comunque alla beffa delle beffe. Il mani di Bastos su Marten de Roon del 15 maggio 2019, altro penalty non visto (vabbe’ che come dice il Gasp non se ne segnano comunque) e secondo giallo mancato, proietta dunque la sua ombra lunghissima su un’altra sfida negata ai deboli di coronarie, riedizione e rivincita in gara secca della semifinale della scorsa edizione della competizione. Le sliding doors delle giacchette sgargianti tra fischietto e saletta video sembrano aprirsi a tutto tranne che al buon senso e alla doverosa considerazione dei precedenti.

Il livornese Banti all’epoca, a quanto dissero tutti gli interessati, non poté decidere non avendo visto alcunché, cosa peraltro abbastanza difficile vista la nettezza dell’episodio, e anche per la presunta interruzione del famigerato marchingegno. Le immagini del fattaccio, insomma, sarebbero arrivate in ritardo all’allora titolare del Var, Giampaolo Calvarese della sezione di Teramo. Il bello è che la presenza del sullodato dopodomani, letta in controluce dalla controparte sul campo sulla scorta della subcultura calcistica da quarto mondo che impera sdegnosa in Italia, potrebbe perfino essere vista come una garanzia nei confronti dei bergamaschi, una sorta di compensazione assicurata per l’ingiustizia subìta con la coppa in palio: colui che non fischiò e non tirò fuori il cartellino, insomma, stavolta non potrebbe mai sorvolare su casi da moviola a favore dell’Atalanta.

Potere della dietrologia e delle teorie del complotto, alimentate però principalmente dagli addetti ai lavori. Irrati, il Var di San Siro, è stato appiedato ma non per ragioni punitive, come sostiene Rizzoli. Ma andare a pescare per il ruolo più delicato e chiacchierato del momento il protagonista negativo a pelo d’erba di una direzione contestatissima ha proprio dell’atto temerario, della scommessa col destino. Banti si ritrova nella squadra arbitrale con l’Atalanta in ballo per la seconda volta di fila. Circostanza evitabilissima. Detto ciò, et voilà l’arbitro contro i viola. Gianluca Manganiello di Pinerolo, analista finanziario, 38 anni il 28 novembre appena passato, lo stesso dell’esordio in campionato il 25 agosto scorso vinto 3-2 in rimonta. I precedenti parlano di 1 ko e 1 pari con l’Empoli nel campionato 2018-2019 e di un’altra vittoria (3 su 3 invece per i toscani), il 2-1 al Sassuolo del 10 settembre 2017. Gli assistenti sono Fabiano Preti di Mantova e Valerio Vecchi di Lamezia Terme; quarto uomo Giovanni Ayroldi di Molfetta, AVar Alessandro Giallatini di Roma 2.