di Marco Bonfanti

Il Lecco va sul Serio, ma non vince neanche per scherzo. Gioca, il Lecco, un primo tempo veramente inguardabile, in cui la fa da padrone un gioco confuso, abulico, disorientato e vago. L’Alzano Cene, che non ha mai vinto una partita in tutto il campionato, si trova alla fine dei primi quarantacinque minuti, in vantaggio di due gol. Probabilmente fanno fatica a crederci  pure loro, pensavano di trovarsi davanti a una squadra di calciatori e invece contro di loro non vi è altro che un’accozzaglia di fantasmi, usi più al nascondino che al calcio giocato. E’ talmente brutto questo primo tempo che pure Carlo, solitamente assiso nell’alto della tribuna per sentire meglio l’impeto gladiatorio della nostra squadra, se ne scende tra noi, si mette comodamente seduto, ci guarda sconsolato e si prepara ad un quasi impossibile peggio. Che comunque, fortunatamente,  non arriva.

Nel secondo tempo, infatti, il Lecco comincia giocare, se così si può dire, forse conscio della statura non certo eccelsa degli avversari. L’allenatore, in un baleno di lucidità, toglie l’assente idolo locale Castagna e mette un altro attaccante. Non è che si veda calcio da Maracanà, ma, se non altro una qualche geometria non semplicemente sghemba prende posto sul campo. Da zero a due a due pari, si potrebbe anche vincere con due altre clamorose occasioni mancate banalmente. Finisce però con un pareggio che, come si suol dire, scontenta tutti ed il Lecco in particolare perché vede la zona dei playout avvicinarsi sempre di più. Una volta lì intrappolati, non sarà così facile venirne fuori, se poi resta il tabellino delle ultime tre partite, che conta una sconfitta e due pareggi. Queste ultime tre partite le ricordiamo  perché sono quelle giocate senza più l’allenatore Butti, che sarà anche stato una fonte di guai e di non gioco, ma che qualche miglior risultato l’ha pur portato a casa.  Detto questo, che in sintesi rappresenta il sapido sugo di quanto visto sul campo, possiamo anche cambiare argomento ed enumerare così le due ragioni che hanno malgrado il Lecco, reso assai piacevole la trasferta ad Alzano Lombardo.

La prima è la visita alla cattedrale di San Martino. Visitare la chiesa del paese o della città in cui andiamo per la partita è un classico delle nostre uscite ma, finora è sempre stata normale amministrazione. La chiesa di Alzano è invece veramente superba, finemente e fittamente decorata, con marmi su marmi, intagli e stucchi mai visti in quella quantità e, per il nostro occhio profano, qualità. In tempo di crisi e di cinghie tirate, è bello vedere tutto quel lusso esibito, come se, se non qui almeno nell’alto dei cieli, una ripresa sia sempre possibile (e non per niente è proprio nella ripresa che il Lecco prova a giocare a calcio).

La seconda ragione è la trattoria “Alle piante”, dove si mangia secondo i canoni della cucina bergamasca, casoncelli e coniglio con polenta, ben cucinati, ben serviti e ben annaffiati. Ma più che il cibo è la simpatia del padrone, Roberto, che colpisce. Dopo aver saputo che veniamo da Lecco e siamo lì per la partita, ci racconta il suo essere stato allenatore delle giovanili della gloriosa, ma ahimè fallita Virescit. Come nobili decaduti possiamo così confrontare le nostre storie, e quando lui sottolinea come un bel tempo fa, la Virescit è arrivata in Serie B, noi possiamo ricordagli che il nostro Eden è stato, nientepopodimeno che la massima serie.

E domenica prossima il cammino di chi viaggia in serie D fa una deviazione decisa e approda alla serie A. Infatti ci concederemo una puntata in quel di Genova, con partenza di sabato per essere ancor più a proprio agio nella grande città marinara. Da vedere Genoa-Atalanta perché sul pezzo bergamasco è d’uopo rimanerci. Un unico dubbio prima di partire per quei lidi: dopo aver visto, dal vivo, tante paesane operette, riusciranno i nostri eroi a capire e a gustare una vera opera lirica? Chissà.

Il disegno è di Edoardo, 7 anni, che Bergamo & Sport ringrazia