Andata in archivio la Pasqua in modalità quarantena, tra i mille interrogativi che ormai costellano le nostre giornate, quello più martellante rimane sempre uno: quando si potrà tornare alla normalità? Impossibile rispondere, quantomeno fino al 3 maggio, ossia il nuovo paletto imposto dal nostro governo che prolunga di (almeno) due settimane il limbo di incertezze nel quale viviamo da oltre un mese. Tutto maledettamente fermo anche per quanto riguarda il calcio dilettanti, in trepidante attesa di conoscere il proprio futuro prossimo, ma ad oggi pretendere risposte certe è impossibile. Insieme ad Enrico Viganò, Direttore Sportivo dell’ACOS Treviglio, abbiamo provato a tracciare un bilancio di questi primi trenta giorni di restrizioni: “La situazione che stiamo vivendo è molto dura. Di professione faccio il commercialista, per cui ho la possibilità di tastare con mano le difficoltà che molte persone e molte aziende del nostro territorio stanno affrontando. A Bergamo si è intervenuti forse con qualche giorno di ritardo, ma quando il problema si è palesato in tutta la sua grandezza credo che tutti gli organi competenti abbiano lavorato al massimo attuando ogni contromisura per combattere questo nemico. L’unica cosa che possiamo rimproverarci è che prima dell’emergenza abbiamo continuato a vivere tutti secondo le proprie abitudini, perché fino a che i problemi non ti toccano da vicino non si ha mai la reale percezione di cosa stia accadendo”.

Il focus ritorna subito sulla questione lavorativa e la posizione di Viganò è ferma: “Il mio ufficio è operativo e quotidianamente mi confronto con vari imprenditori: serve riaprire. Loro devono pagare gli stipendi, per cui serve riaprire, adottando ogni protocollo di sicurezza e senza pretendere di tornare da subito ad una condizione di normalità, ma dopo un mese di stallo è fondamentale che il paese riparta”.

Sul fronte calcio non manca una tirata d’orecchie alle federazioni: “Credo siano state le istituzioni più lente nel prendere decisioni e, soprattutto in ambito calcistico, le meno coraggiose. Trovo assurdo che, a livello dilettantistico, siamo ad inizio aprile e pensiamo ancora a come terminare le stagioni agonistiche. Secondo degli studi scientifici, fino a metà maggio non avremo la possibilità di fare nulla e soprattutto in estate saremo chiamati ad affrontare una situazione ricca di limitazioni per quanto concerne gli spostamenti personali e gli assembramenti. Addirittura – sottolinea Viganò – c’è la possibilità di un nuovo picco di contagi previsto per la fine dell’estate, che andrebbe a compromettere anche l’inizio del nuovo campionato. Non a caso gli esperti stanno già studiando l’eventualità di una nuova quarantena a cavallo tra l’autunno e l’inverno, come già successo ad Hong Kong. Per me parlare della stagione in corso non ha senso. Se io fossi nella Federazione penserei a come ripartire l’anno prossimo, pur navigando tra le mille problematiche che ci saranno”.

Su quanto fatto dall’ACOS Treviglio prima dello stop le sensazioni sono agrodolci: “Molto bene a livello di settore giovanile, mentre la Prima Squadra ha incontrato alcune difficoltà all’interno del girone bergamasco (Girone C, ndr). Abbiamo pagato dazio a livello di esperienza: per questioni di budget ridotto abbiamo puntato forte su giocatori provenienti dalla Prima Categoria e di conseguenza lo scotto da pagare è stato importante. In realtà non abbiamo quasi mai sofferto contro nessun avversario se non in un paio di occasioni, ma molte partite sono state perse di misura su episodi nei quali il gap di esperienza tra noi e gli altri ha fatto la differenza in negativo. Quando di fronte hai giocatori che hanno militato in D o addirittura nella vecchia Lega Pro è chiaro che nulla ti viene perdonato”.

Tra i giovani due nomi da segnalare: “Leonardo Passera, classe 2001, ha giocato tutte le partite da titolare, aveva già esordito l’anno scorso e nel bagaglio aveva già una decina di presenze in Promozione. Il ragazzo stava facendo molto bene: calciatore di valore tecnico indiscutibile e molto positivo anche fuori dal campo. L’altro giovanissimo sul quale avevamo già avviato un lavoro di inserimento in vista dell’anno prossimo è Stefano Vescovi (2002). Stavamo cercando di inserirlo gradualmente per fargli prendere le misure con il campionato che verosimilmente avrebbe affrontato da titolare nella stagione successiva”.

Elogi anche per il tecnico Cavagna: “Il mister è un uomo estremamente intelligente con un elevato livello culturale che ci permette di confrontarci su vari aspetti della vita e non solo sul calcio. Essendo lui un avvocato, abbiamo un background piuttosto simile per cui tra noi c’è grande sintonia. Per quanto riguarda le qualità da allenatore, è un uomo che cerca tantissimo il dialogo con i ragazzi: ogni scelta che prende ha una motivazione di fondo, per cui tutti si sentono trattati allo stesso modo e questo contribuisce all’armonia dello spogliatoio. Tecnicamente è un allenatore molto preparato, con dei trascorsi alla Virescit dove ha allenato gli Allievi Nazionali. Sono convinto che farà molta strada”.

Infine, un incoraggiamento per Bergamo e i suoi cittadini: “Noi bergamaschi siamo un popolo lavoratore. Non ci siamo pianti addosso e mai lo faremo. Anche in un momento così difficile, non vediamo l’ora di poter tornare a lavorare. Non perdiamo l’entusiasmo e rimaniamo sempre fiduciosi. Rialzeremo la testa, ieri, oggi e domani”.

Michael Di Chiaro