Non una scintilla ma un fuoco. L’Atalanta in cinque minuti, dal 15’ del secondo tempo al 20’, con tre gol, uno più bello dell’altro, annichilisce l’Eintracht e sale al decimo posto della classifica generale di Champions, alla soglia delle “magnifiche otto”. Lookman, Ederson e De Ketelaere sono finiti sul tabellino finale per le rispettive realizzazioni decisive e che hanno sancito, in maniera indiscutibile, non solo il successo ma un’ evidente supremazia durata fino al fischio finale di Kavanagh. Nel primo tempo i nerazzurri hanno, in pratica, preparato il decisivo assalto alla porta di Zetterer, poi nel secondo hanno completato, esaltandosi, la missione. Lo stratega di questo successo, alla sua prima apparizione in Champions  da allenatore, porta il nome di Raffaele Palladino. Partiamo da lui per raccontare un successo che riporta, decisamente, l’Atalanta ai tempi d’oro di Champions. Insomma, prima ha confermato la formazione del secondo tempo di Napoli, quindi ha preparato con mosse astute e decisive la vittoria. Ad esempio la mossa di De Ketelaere, uno dei migliori in campo, addosso a Majmoud Dahou, regista basso dell’Eintrahct, è stata vincente. CKD marcandolo ad uomo ha impedito, quasi sempre, che il centrocampista di origine siriane costruisse il gioco dei tedeschi, poi ha liberato da incombenze di marcature specifiche Ederson, pasticcione nel primo tempo, esagerato nel secondo e anche in gol. Non solo. E tutti gli altri con compiti precisi. Soprattutto i laterali Zappacosta attento a Doan, attaccante esterno, e Bellanova su Knauf o sugli inserimenti, peraltro sporadici di Chaibi. In mezzo De Roon controllava e orchestrava supportato dai movimenti, avanti e indietro, efficaci e ancorché esemplari, di De Ketelaere, Scamacca alzava la squadra e permetteva ai compagni, lo stesso CDK e anche Lookman, di infilarsi alle spalle del reparto difensivo dell’Eintracht. Appunto Lookman. Ha fatto ammattire il malcapitato Collins. L’Eintracht, a sua volta, cercava di costruire le offensive, soprattutto dalla parte di Doan. E l’esterno destro giapponese qualche inserimento riusciva a portarlo a termine, offrendo il pallone decisivo a Burkardt. E il centravanti, arrivato quest’estate dal Mainz, era il più pericoloso. Senza però creare particolari problemi a Carnesecchi. Ma i tre difensori atalantini (Kossounou, Hien e Djimsiti) hanno disputato una partita attenta e senza macchia. Anzi, hanno avuto la licenza di attaccare. Nel primo tempo l’Atalanta, nonostante lo zero a zero, meritava la vittoria, almeno ai punti. Ma il calcio non è la boxe e, quindi, per vincere bisognava segnare. I nerazzurri ci sono andati molto vicino: nel giro di pochissimo secondi hanno colpito, per bene, due volte il palo prima con Lookman su assist di De Ketelaere e poi con Scamacca, stavolta assist dell’anglo-nigeriano. Con queste premesse nel secondo tempo l’Atalanta è esplosa e sono arrivati i gol. Uno più bello dell’altro, in modo particolare ha un grande valore la costruzione oltre all’esecuzione: il primo parte da Djimsiti, scambio con Lookman, poi Ederson allarga a CDK che pesca sulla sinistra Lookman. Palla al centro ed ecco il raddoppio: Ederson conquista palla, appoggio a Lookman che gliela restituisce e il brasiliano entra in area e infila Zetterer, il terzo nasce da Lookman che lancia sulla sinistra Zappacosta, cross in mezzo, Scamacca s’avventa sul pallone, traversa poi De Ketelaere ribatte in rete. Eintracht annichilito. Poi i cambi  con Krstovic per Scamacca, Musah per Ederson, Sulemana per Lookman, Zalewski per Zappacosta e al minuto 73 si è rivisto finalmente anche Kolasinac. La serata ha avuto un prologo spettacolare da parte degli ultras dell’Eintracht con coreografie e con  calorosi saluti e sventolio di bandiere nerazzurre hanno accolto i tremila bergamaschi arrivati a Francoforte.

 Giacomo Mayer