Atalanta, tra incubi e speranze e non si sa da che parte stare perché il 3-1 di Napoli alimenta pensieri e ragionamenti calcistici contrastanti. L’era di Palladino comincia male anche se giocare l’esordio in casa dei campioni d’Italia, peraltro tra incubi e speranze anche loro, non è agevole. Una nota largamente positiva: Gianluca Scamacca. Entrato il campo all’inizio di ripresa, dopo l’imbarazzante 3-0 a favore del Napoli, si è preso sulle spalle la squadra, un Ettore omerico moderno, ed ha impaurito la formazione di Conte. Un gol da centravanti puro, aperture di gioco illuminanti che hanno messo in crisi il reparto difensivo avversario, rivitalizza Lookman e De Ketelaere e sfiora, almeno in un paio di occasioni, il 3-2. Ecco, l’Atalanta riparte da lui. E prima? Un disastro. Con la formazione del primo tempo Palladino ha preso spunto dallo spettacolare 3-0 (doppietta e di Lookman e gol finale di Retegui) della scorsa stagione: Lookman e De Ketelaere larghi a destra e a sinistra, Pasalic in mezzo come specchietto per le allodole partenopee. Altri tempi. Niente da fare perché il Napoli ha cominciato, e poi continuato, aggredendo in mezzo al campo, lanciando palloni verso Hojlund per verticalizzare il gioco e far da sponda ai compagni, come nelle azioni che hanno prodotto la doppietta di Neres. Al contrario i nerazzurri erano sempre in ritardo in tutte le zone del campo: timidi, anzi timidissimi i laterali Bellanova e Zappacosta, i due mediani in palese difficoltà con De Roon sofferente di fronte a McTominay e Ederson, anima persa in mezzo al campo a cercare inutilmente Lobokta, benché sempre a correre avanti e indietro, Pasalic falso centrvaanti, proprio in tutti i sensi e in perenne ricerca di uno spazio adeguato. In difesa incubi su incubi: Carnesecchi in ritardo su tutti e tre i gol subiti anche se, nel secondo tempo, ha evitato un imbarazzante 4-0, Ahanor di male in peggio, così come Hien, e anche Djimsiti non al meglio. In attacco Lookman e De Ketelaere non pervenuti e sopraffatti senza pietà. A proposito: la prima conclusione verso la porta di Milinkovic-Savic è stata un tiraccio di Pasalic al 32’ del primo tempo. E Palladino? Spesso sul bagnasciuga nel tentativo di porre rimedio all’inconsistenza dei suoi giocatori con suggerimenti tattici inconcludenti. Del resto, non essendo egli un taumaturgo, non poteva risolvere i problemi del recente passato con un paio di allenamenti, a rosa completa, tra giovedì e venerdì scorsi. Nel secondo tempo con l’ingresso in campo di Scamacca e di Kossounou squarci di luce e speranzose prospettive per il futuro. Comunque senza esagerare. Nel frattempo il Napoli aveva tirato i remi in barca, un po’ perché il 3-0 era rassicurante, un po’ perché faticava a reggere l’urto degli atalantini, finalmente desiderosi di porre rimedio alle nefandezze tecniche e tattiche del primo tempo, soprattutto il gol del 3-0 di Lang con mezza squadra (Carnesecchi, Ahanor, Hien, Djimsiti e Bellanova) sul banco degli imputati. Senza assoluzione. Dopo la sconfitta di Napoli la classifica è sempre più deficitaria e sarà il caso di cominciare a guardarsi alle spalle, in campionato da qui a Natale Fiorentina, Verona, Cagliari e Genoa le squadre avversarie. Ma bisogna dimenticare in fretta i guai di sabato notte al San Paolo perché l’Atalanta cerca di rilanciarsi in Champions, dove le prospettive di classifica sono incoraggianti. Mercoledì la trasferta a Francoforte per affrontare l’Eintracht reduce da uno squillante 4-3 (doppietta di Burkardt, gol dell’ex bolognese Theate e di Dahoud) a Colonia, seppure con qualche tremore nel finale di partita.
Giacomo Mayer