Un passo indietro. L’Atalanta pareggia col Lecce, rischiando addirittura di perdere una partita disputata in un clima surreale e straziante, almeno nella prima parte. Prima in vantaggio i salentini con il rigore di Karlsson, fallo di mano di Hien, poi pareggiano i nerazzurri su rigore con Retegui, fallo di Karlsson su Cuadrado. Alla fine Carnesecchi il migliore dei nostri e Falcone per il Lecce. Occasioni per la squadra di Giampaolo fallite da Coulibaly e da Pierotti, per l’Atalanta da Lookman nel primo tempo e il palo di Retegui nel secondo tempo ma al termine della partita erano i salentini a rammaricarsi per il mancato successo. E’ stata, comunque, una partita con una tensione emotiva a mille. Cominciamo dal prepartita quando il Lecce comunica che scende in campo con una maglia bianca, senza i colori societari e con una scritta significativa “Nessun valore, nessun colore” . La squadra di Giampaolo viene applaudita dal popolo nerazzurro al suo ingresso in campo e quando lo speaker annuncia la formazione del Lecce, per la prima volta solo applausi, poi il minuto di raccoglimento con i Lecce raccolto attorno alla sua panchina, il posto di Graziano Fiorita, dove erano stati depositati mazzi di fiori. E il fischio d’inizio di La Penna ha sancito il lungo silenzio sugli spalti che si è sciolto con il lancio di fumogeni in campo, da parte degli ultras della Pisani, dopo un quarto d’ora esatto. E per l’Atalanta l’andamento è stato tutt’altro che agevole, anzi piuttosto complicato, approccio non proprio convincente per una squadra che vuole la Champions, molte imprecisioni, mosse prevedibili in fase offensiva, sempre movimenti in orizzontale con triangolazioni che permettessero di liberare un atalantino, soprattutto sulla sinistra, la zona di competenza di Lookman. Invece il Lecce aveva il tempo sufficiente per chiudersi e il 4-3-3 predisposto da Giampaolo, si trasformava in due linee più compatte e impenetrabili. Anzi non mancavano i tentativi di contropiede da parte di Rebic e compagni, era Coulibaly a rompere l’equilibrio in mezzo al campo. Sarà un caso, ma non tanto, che i rischi maggiori arrivano a Carnesecchi che prima salva su Coulibaly, dopo un pasticcio tra Hien e Djimsiti, e poi smanaccia un missile da fuori area di Karlsson. Fino a quando il Lecce passa in vantaggio: il Var (Chiffi-Aureliano) richiama La Penna per un fallo di braccio di Hien su colpo di testa di Baschirotto, l’arbitro va al monitor e decreta il calcio di rigore, trasformato da Karlsson. I nerazzurri sembrano svegliarsi dal torpore e nella fase di recupero, quattro minuti per il lancio di fumogeni, Retegui allargava, da destra a sinistra, colpo di testa di Ederson che liberava Lookman ma la conclusione veniva parata da Falcone. Gol fallito in maniera evidente. Nel secondo tempo subito in campo Cuadrado per Bellanova. Era sempre l’Atalanta a comandare il gioco ma la manovra non si discostava dal primo tempo: lenta, prevedibile e senza un attacco frontale, a rischio contropiede tant’è vero che Pierotti, su assist di Pierret, falliva il 2-0. Scongiurato il pericolo, ecco il rigore per un fallo ingenuo di Karlsson su Cuadrado, lo trasformava Retegui che con il suo ventiquattresimo gol eguaglia il record di Pippo Inzaghi. Sembrava l’avvio verso la conquista dei tre punti perché, un minuto dopo il pari, su cross dalla sinistra di Zappacosta Retegui di testa colpiva il palo. Tutto qui. E, come spesso accade all’Atalanta quando gioca in casa, l’ingresso in campo degli attaccanti, De Ketelaere, Samardzic e Maldini, era deludente: nessuna giocata o tentativo di scardinare la difesa avversaria. Niente di tutto questo. Solo Ruggeri, entrato per Kossounou, si è dato da fare. Non basta l’abbondanza di dati a favore (74% di possesso palla, 6 tiri nella porta, 21 in generale e 12 angoli contro tre) dell’Atalanta, se poi manca il gol risolutivo.
Giacomo Mayer
