Empoli – Atalanta 2-1 (1-0)
EMPOLI (4-3-3): Filippis 6,5; Boli 7 (32′ st Lanza 6), Dragoner 6,5, Indragoli 5,5, Tropea 6 (9′ st Barsi 6); Renzi 6,5 (32′ st El Biache sv), Kaczmarski 6,5, Ignacchiti (cap.) 6,5; Seck 6,5 (8′ st Bonassi 6), Herculano 7 (19′ st Rosa 6), Fini 7. A disp.: Tampucci, Seghetti, Marianucci, Magazzù, Vallarelli, Sodero, Sabbatasso, Crasta, Botrini, Ekong. All.: Antonio Buscè 6,5.
ATALANTA (4-3-3): Bertini 5,5; Ghezzi 6, Del Lungo 6, Guerini 6, Bernasconi 5,5 (20′ st Vavassori 5,5); Muhameti 6,5, Ciwisa 6 (33′ st Riccio 6), David Perez 5,5 (1′ st Colombo 6,5); De Nipoti (cap.) 6,5, Stabile 6 (20′ st Palestra 5,5), Omar 5 (20′ st Vitucci 6,5). A disp.: Maglieri, Saleh, Fisic, Bordiga, Armstrong, Bevilacqua, Gudmundsson. All.: Marco Fioretto 6.
Arbitro: Petrella di Viterbo 6 (Zezza e Rastelli di Ostia Lido).
RETI: 9′ pt Renzi (E), 17′ st Boli (E), 25′ st Vitucci (A).
Note: pomeriggio caldo e soleggiato, spettatori 150. Ammoniti Kaczmarski, Chiwisa, Lanza e Vavassori per gioco scorretto. Cooling break 23′ pt, 25’st. Tiri totali 8-13, nello specchio 2-7, parati 0-4, respinti/deviati 2-3. Corner 4-1, recupero 2′ e 5′.

Vinci (Firenze) – A nulla serve la bordata sotto il sette opposto della new entry Vitucci lanciato da Del Lungo dalle retrovie e bravo a vincere il duello fisico con Indragoli. Due punte vere e De Nipoti a svariare largo, quartetto dietro che non si vedeva da anni, un Omar fermo allo scorso autunno a livello di testa e marcature in un attacco che punge a intermittenza. Troppo di Fioretto quando si trattava di andare di spada, per una Primavera dell’Atalanta che sul campo dell’Empoli (arcirivale nella finalissima 2021 e nelle semifinali di Coppa Italia l’anno dopo) comincia il campionato col ko che non t’aspetti. Sotto a freddo col più assurdo dei ping pong, cade sotto la spinta di un gol e un tiro in porta per tempo l’ammiraglia del vivaio, attesa ora dal trittico settimanale Torino-Roma-Juventus, le prime due a Zingonia, da sabato 27 (ore 11) a venerdì 2 settembre (ore 19, Vinovo) passando per martedì 30 (16.30).

Testa e rovesciata di seconda di Ignacchiti sono subito seguiti dalla fuga a sinistra con mancino contestuale di Stabile da posizione controllata e defilata, costringendo Filippis al salvataggio in tuffo sull’insidioso tiro a incrociare alla cinquina cronometrica. L’attaccante ospite taglia verso l’altro lato per provarci con l’altro piede da fuori in asse col compagno di reparto: palla alta. La doccia fredda è la manovra da un lato all’altro con Herculano a far velo involontario per Fini, il centravanti a incocciare da terra la traiettoria in diagonale e Renzi a spingerla in porta dalla linea. Occhio alla sporca dozzina, quando Muhameti deve far diga sullo stesso mezzodestro del vantaggio sugli sviluppi dello schema finiano allontanato in tuffo da Bertini. Se a tiro del ventesimo l’estirada del futuro (e inutile) assistman è troppo ritardata e dritta per dritta a correzione dalla punizione di David Perez dalla trequarti sinistra, i locali viaggiano a break e sul secondo angolo da destra di Fini è Indragoli a sbagliare l’impatto in gioco aereo un poker d’orologio dopo il cooling break.

Di qua ci si affida, allora, alle folate da destra di De Nipoti, che dapprima pareva tra le linee attirandosi i calcioni di Kaczmarek, in quella che sembra una virata definitiva al tridente con Stabile in posizione di apoiador, ma il taglio dello svedesino s’infrange sulla muraglia di Dragoner a porta semi-spalancata. Mani nei capelli anche per Seck che a una decina dalla pausa spreca il la del suo centravanti senza chiudere il destro in corsa solo davanti all’estremo atalantino. Tra 43′ e 44′ il pari parrebbe comunque maturo, a onta di un gioco a sprazzi, se è vero che la rovesciata denipotiana sul cross morbido di Guerini e il nuovo tentativo dello scandinavo di sangue paterno cileno trovano il limite del centrale sinistro e del mediano basso azzurri, prima che Muahmeti la socchi centrale rientrando sul sinistro col fantasista d’importazione dalla stessa società di Kulusevski (il Brommapojkarna) a spostarsi di nuovo per servirlo. Una mezza genialata non sufficiente a risparmiargli la doccia anzitempo.

La ripresa non comincia sul serio con la svettata molle suggerita da Ghezzi alla sua mezzala sinistra, cambiato di verso per l’uscita del pari reparto e dedito a provarci inutilmente col piazzato da destra (5′). Non conosce sorte migliore la conclusione a giro del capitano bergamasco al decimo, segno che l’inerzia non è intenzionata a cambiare padrone. La sfera gira a ritmi balnearmente prevedibili e Chiwisa non può risolvere il possesso avvolgente telefonando di cortesia dai venti metri come al 14′. La doccia piove gelidissima sotto il solleone di Petroio quando Boli recupera alto e s’invola in slalom per la piazzata col piede debole nell’angolo sfiorata dal centrocampista albanese. Il dimezzamento dello score dell’ariete entrato di fresco spiana la strada agli assalti finali, ma non succede più della difesa del palo di Filippis per dire di no alla girata in mischia del numero 10 con la fascia al braccio, sbucato da rimessa laterale a sinistra a una decina dal novantesimo. Il crac dello zambiano in mezzo induce il tecnico mantovano ex Chievo a gettare nella mischia il 2006 Lorenzo Riccio. Ma è la novità tattica, a ruota di annate col marchio del 3-5-2 o 3-4-1-2, ad andare di traverso.
S.F.