Lazio – Atalanta 0-2 (0-1)
LAZIO (4-3-3): Provedel 6,5; Marusic 5,5, Casale 5,5, Romagnoli 6 (39′ pt Patric 5,5), Hysaj 5,5 (12′ st Lazzari 6,5); Milinkovic-Savic 6, Cataldi 5,5 (12′ st Vecino 6), Luis Alberto 5,5; Felipe Anderson 5 (13′ st Pedro 5,5), Immobile 5,5, Zaccagni 6. A disp.: 1 Maximiano, 31 Adamonis, 34 Mario Gila, 3 Pellegrini, 6 Marcos Antonio, 88 Basic, 11 Cancellieri, 18 Romero. All.: Maurizio Sarri 5.
ATALANTA (3-4-1-2): Musso; Toloi (cap.), Djimsiti, Scalvini (14′ st Palomino); Hateboer (18′ st Demiral), Ederson, De Roon, Zappacosta; Koopmeiners; Hojlund (44′ st Zapata), Lookman (44′ st Boga). A disp.: 47 T. Bertini, 57 Sportiello, 5 Okoli, 22 Ruggeri, 93 Soppy, 23 Vorlicky. All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Orsato di Schio 6,5 (Palermo di Bari, Mokhtar di Lecco; IV Rapuano di Rimini. V.A.R. Pairetto di Nichelino, A.V.A.R. Marini di Roma 1).
RETI: 23′ pt Zappacosta (A), 20′ st Hojlund (A).
Note: minuto di silenzio per le vittime del terremoto in Turchia e Siria. Serata serena, spettatori 41 mila. Ammoniti Zaccagni, Scalvini e De Roon, per gioco scorretto. Tiri totali 13-23, nello specchio 5-10, parati 5-8, respinti/deviati 6-7, legni 0-1. Var: 1. Corner 5-7, recupero 2′ e 6′.

Roma – La vendetta per lo stesso score subìto all’andata, insieme al sorpasso in classifica (+2), è servita. Il 23 ottobre l’avevano decisa Zaccagni e Pedro. Stavolta Zappacosta alla Del Piero e Hojlund in spaccata indisturbata sulla riga assistito da quello pagato come lui per segnare. Un’Atalanta strabordante e stellare, pur rinunciando al tridente per la terza di fila, sbanca la Lazio di un Immobile francamente sprecone nelle due sole occasioni capitategli elevandosi al terzo posto a quota 41 a braccetto con Milan e Roma potendo contare sulla migliore posizione negli scontri diretti come nella differenza reti (+17, Roma +10, Milan +8) Unica pecca, averne persi tre in vista della ventitreesima al Gewiss Stadium contro il Lecce che ha stoppato la corsa dei lupacchiotti nell’anticipo tardo-pomeridiano.
Nel primo tempo, in attesa dello zero a uno all’incrocio a giro, le due catene bergamasche mettono a dura prova il catenaccio capitolino, reggendo benone dietro, mentre per vie centrali la sofferenza riaffiora qua e là contro un centrocampo sovrannumerario. Apre le danze al settebello di lancetta (palla da sinistra, velo di Ederson) il piede debole di Koopmeiners, avanzato sul regista Cataldi, a tenere sul chi vive Provedel. Marusic spezza la trama Hojlund-De Roon-Lookman con tacco finale per l’inserimento del futuro apripista, 6 partite out (di cui 2 di Coppa Italia) per lesione al bicipite femorale sinistro e preferito a Ruggeri come vice dello squalificato Maehle. Al decimo le grandi manovre col laterale sorano a provarci di seconda dopo la muraglia eretta da Hysaj su Hateboer. Alla sporca dozzina è ancora l’anglo-nigeriano da sinistra a pescare la volée diritta dell’olandese di fascia, che stavolta in controbalzo di destro costringe al superlavoro il padrone del palo, prima della svettata alta di Djimsiti dal secondo angolo del mancino dei Paesi Bassi.
L’Aquila prova a volare con Milinkovic-Savic, che tiene la palla bassa a tiro dell’ostacolo insormontabile del numero 77 ospite, ma occhio nuovamente al serbo (17′) che arpionando il rinvio del compagno coi guanti evita De Roon e apre per la sparata alta del 17 torrese senza opposizione. L’occasionissima sciupata fa ricambiare padrone all’inerzia. Nel break nerazzurro al ventesimo Ederson alza la mira in asse col tuttosinistro fra le linee e quello davanti che lo agevola con lo scarico, preludio a un paio di ulteriori fiammate: il montante salva Provedel su Ademola, appoggiato dal compagno di linea e pure smorzato da Romagnoli, mentre il piattone volante di Toloi non si abbassa sul terzo corner dello specialista. Che poi imbecca la giocata giusta, anche se a servire il rompighiaccio è Marusic e non il miglior colpo atalantino dell’estate.
Verso l’intervallo il forcing non s’attenua. Cataldi nega la gioia personale a ‘Mola (28′) salvo servire involontariamente De Roon (da fuori, centrale) prolungando il quarto tiro dalla bandierina, quindi lo stesso Fra’ Martino inventa per il connazionale e pari ruolo teorico due corsette oltre la mezzora inducendo Casale alla deviazione salva-portiere. Il danesone sgroppa, strappa e allarga di un amen il diagonale di destro a poco più d’una decina dalla pausa. Eppure, tanto dominio per rischiare di prendere il pari quando il perno albanese cede terreno e pallone a Zaccagni (43′) con uno sciagurato passaggio (a chi?) in orizzontale dal centrosinistra difensivo: Musso, sollecitato per la seconda volta (in precedenza un cross dal fondo del terzino destro biancoceleste), si disimpegna alla grande in angolo col tuffo a mezz’altezza.
Se la prima frazione si chiude con la punizione di rimbalzo autoprocurata di Milinkovic per una presa a terra comoda, la seconda s’apre col secondo errore di Ciro il Grande (3′) che senza adeguato contrasto di Toloi la schiaccia troppo agevolando l’arquero sulla doppia sponda insieme alla sua mezzala destra (ancora su un rilancio…) e la transizione di 50 metri (su angolo contro) a due col partner di reparto che proietta Rasmus al radente purtroppo addosso ai piedi dell’ultimo baluardo. Luis Alberto la telefona da troppo distante (7′), la sua ombra brasiliana la sparacchia senza incrociare pensando di poter punire la respinta altrui del sesto corner. Manca poco (11′) all’invenzione da sinistra del travolgente centravanti piombato dai cieli di Graz per il tacco pretenzioso ed egoista del londinese che non s’avvede di Hateboer (che si fa male al ginocchio, trauma distorsivo e stampelle; riecco Demiral) liberissimo davanti all’area piccola. Seguono due gialli che pesano come zavorre sul piatto del ritorno a Bergamo coi salentini di domenica prossima a pranzo: Scalvini si guadagna la squalifica sul gigante lì in mezzo (dentro Palomino dopo 4 soste ai box), De Roon lo imita sgomitando l’appena entrato Lazzari. Il crac a destra induce Gasperini a difendere a cinque col tucumano terzino d’ala e il turco nel mezzo. Buon per lui e per tutti, perché è il trentaduenne con la barbetta a rubare alto e impostare per il raddoppio. Mica finisce qui. Hojlund-Lookman-Ederson (terzo conato), niente angolazione al culmine della navata (23′); Vecino trova il varco per il suo centrattacco che tira una scarpata amichevole in faccia a Musso (ricordate la frattura allo zigomo destro con la Roma all’Olimpico?) alla mezzora. A Sarri rimane la magrissima consolazione del possesso per tre quinti dell’orologio di gara, a Lazzari quella di aver puntato JLP per scaldare i guantoni nemici in presa alta col sinistro a rientrare a 6′ dal 90′. Quasi allo scadere, sbarramento sopra la traversa per dire di no al tentativo di tris di Teun appoggiato da Palomino. Gasp a quota 250 panchine in A con la Dea e 315 totali, Davide diciassettesimo marcatore stagionale. Che spettacolo!
Simone Fornoni