Sono in pausa pranzo e scorrendo le notizie in internet e i vari post sui social, è palese come la situazione sia fuori controllo. Non mi riferisco solo al Covid, ma alla testa e al pensiero di molti di noi. Si va dai titoli più allarmistici a quelli più ottimistici (pochi) di varie testate, ai post, dai più catastrofici a quelli negazionisti. Credo che in momenti come questi tutti (io per primo) dovremmo guardare prima al nostro titolo di studio e alle nostre conoscenze/competenze e poi semmai dire la nostra, cercando di mantenere però equilibrio e raziocinio.
A quasi 41 anni mi hanno tolto ancora una volta la palla dai piedi, il giocattolo preferito da 35 anni a questa parte, ma credo non si potesse fare altrimenti e leggo troppa gente (anche del mestiere) che spara a zero sulle decisioni prese, facendo forza sul fatto che nelle loro società, parlo di calcio perché è il mondo che conosco di più e più mi rappresenta, non hanno contagiati. Ma ci vuol poco a capire che se a tutti venisse fatto il tampone qualche positivo lo si troverebbe, con conseguente quarantena per tutti e i conseguenti problemi lavorativi. Per fortuna asintomatico ma pur sempre positivo. Si vedono foto di giocatori professionisti che si abbracciano accostate ai bambini distanziati all’asilo: può essere un controsenso, è vero, ma nel professionismo fanno il tampone ogni tre giorni, e se trovano un positivo, lo isolano in un centro sportivo. I nostri figli (ne ho una anche io in età scuola dell’infanzia)? Non possiamo sapere se sono portatori o no. Leggo che non è giusto che tutta la regione paghi per la situazione fuori controllo di Milano ma chi scrive così, anche qualche giornale, forse non ricorda che per la situazione catastrofica vissuta qui a marzo, ha pagato tutta l’Italia. Ad esempio a Catania, a 1000 chilometri da Bergamo, hanno dovuto chiudere. E oggi noi ci scandalizziamo se per la situazione nel nostro capoluogo attuano misure restrittive in tutta la regione? Milano è a 50 chilometri, non a 1000… Avete soluzioni?
Nel mondo del calcio sicuramente non bisognava cominciare (la previsione di un’ondata a ottobre era già stata più che prevista) ma i soldi (iscrizioni e non solo) fanno troppo comodo. Tutti ci siamo cascati, quindi l’unico rimedio (rimedio non equivale a soluzione) è fermarsi in tempo sperando di poter ripartire a gennaio (il 6 novembre penso sia un’utopia) con un calendario magari più fitto o prolungando la stagione.
Al mattino, uscendo di casa, vedo che molti ragazzi vanno a scuola con la mascherina abbassata e, in attesa che aprano il cancello della scuola, si ammazzano sul marciapiede. Vedo foto e post di gente in vari locali, feste private (anche in spazi aperti, per carità) che si abbraccia, balla e canta come se nulla fosse. Per fortuna pochi rispetto alla totalità ma cerchiamo di essere tutti più responsabili, nella speranza (forse vana) che nel frattempo tutti facciano la loro parte a livello istituzionale. Perché dar sempre la colpa ai cittadini o scaricare responsabilità è troppo facile e non è un atteggiamento da veri uomini, a maggior ragione da uomini e donne di una politica in cui pochi decidono la sorte di molti.
Matteo Bonomi