Oggi il sito Bergamonews pubblica le immagini desolanti delle persone che questa emergenza infinita ha reso povere. Sono donne e uomini fotografati in centro a Bergamo, una delle città più ricche d’Italia, quella dove io ho trovato vent’anni fa un bellissimo lavoro, che da più di un anno faccio a singhiozzo per via delle continue restrizioni del governo verso gli sportivi, che sono chi di solito racconto nei miei articoli. C’è questa lunga fila, quasi cento cristiani che aspettano il pacco della parrocchia delle Grazie. Contiene tonno, carne in scatola, pane e biscotti, sapone e dentifricio. Arrivano la mattina presto del martedì, intorno a un quarto alle sette, e sono sempre di più. Gli ultimi spesso vanno via senza niente.
Ho letto oggi l’articolo del portale bergamasco e faccio i miei complimenti alla giornalista Lucia Cappelluzzo e a tutti i suoi colleghi. Tra le righe c’è una bellissima intervista a un’anziana che va a recuperare i viveri per la figlia che non vuole far vedere che non ce la sta facendo da sola. Le parole della pensionata mi hanno fatto ricordare il maggio scorso, quando mi capitava di fare la spesa a due padri di famiglia. Mi aspettavano fuori dal Carrefour di fronte a casa mia, sicuri che arrivassi intorno a mezzogiorno e con la vergogna addosso di chiedermi un aiuto. Prima uno e poi l’altro mi hanno raccontato la loro storia, simile a quella dei tanti che in questo casino hanno perso la propria occupazione, ovviamente senza tutele, a chiamata, perché siamo nell’Italia post Job Acts. E’ da un po’ che non li vedo, spero stiano bene e che abbiano risolto i rispettivi problemi economici, anche se non credo.
Ieri parlavo con un caro amico al telefono. Chiacchieravamo, come sempre di questo strano e storico momento in cui ognuno di noi lavora un decimo rispetto a prima. Ci siamo confrontati riguardo ai rispettivi ristori aziendali che ci sono arrivati da Roma. Ridevamo, ovviamente un po’ incazzati, per le briciole che ci hanno dato dopo un mucchio di carte e un sacco di speranza.
Pur applaudendo Don Valentino, che distribuisce i pacchi, e il Comune, che si è speso per l’iniziativa, la carità ci allontana un altro po’ dall’essere un Paese democratico, che dovrebbe garantire il lavoro e le sue tutele all’intera popolazione. Non una mancia o un etto di prosciutto gentilmente elargito in collaborazione con la Chiesa. “E’ colpa della pandemia, siamo all’ultimo sforzo, nessuno sarà lasciato solo”, recita il nuovo premier, Mario Draghi, che pare il clone del presidente del Consiglio che ha sostituito poche settimane fa.
Ma questo periodo terribile davvero si deve interamente all’emergenza covid? Penso che la pandemia abbia accelerato qualcosa di già in corso, il crollo delle nostre istituzioni per via di rappresentanti politici per la gran parte privi di una statura morale, in campo solo ed esclusivamente per i propri interessi personali. I dati truccati dall’assessore siciliano, lo scivolone governativo che permette di andare in un paese straniero, ma non nel comune a fianco, i ritardi del piano vaccinale in Lombardia, sono tre dei mille casi che capitano mensilmente nella nostra nazione.
C’è poi anche sulla vicenda dei ristori qualcosa che segna un’altra volta la distanza tra noi e chi ci rappresenta, gente che, pur avendo lavorato un decimo in un Parlamento spesso serrato, riceve lo stipendio mensile pieno, i quasi quindicimila euro netti del deputato medio, quello che non ha incarichi nel governo, retribuzione che lievita di un’altra dozzina di migliaia di euro grazie ai rimborsi.
Mentre Israele e tutto l’estremo Oriente sono ormai tornati a come vivevano prima che arrivasse il covid e Inghilterra e Stati Uniti vanno verso la risoluzione dei propri guai, mi chiedo cosa sarebbe accaduto in Italia con un’altra classe dirigente. Ovviamente non c’è una risposta, resta che a un anno e passa dal primo lockdown da noi i numeri dei contagi e delle vittime restano pressoché identici, interi settori chiave del nostro Paese sono a un passo dal fallimento, parlo di ristoranti, bar, alberghi, quello legato al calcio e allo sport più in generale, quello dell’intrattenimento, con i cinema e i teatri chiusi da mesi e i concerti che non si possono organizzare, crescono povertà e disoccupazione soprattutto tra le donne, oltre all’ansia di ognuno di noi perché non si capisce mai con certezza quando questa guerra finirà.
Va beh, solo una cosa, ricordiamoci dov’era domenica pomeriggio Matteo Renzi, senatore, 14634 euro netti al mese interamente pagati da noi, l’artefice del passaggio dal governo Conte a quello Draghi. Era in Bahrein, a vedere il primo Gran Premio della stagione di Formula Uno.
Matteo Bonfanti
Foto bergamonews