Incostante, impreciso, altalenante, inconcludente eccetera eccetera. Questi ed altri aggettivi hanno accompagnato durante l’esperienza fiorentina Josip Ilicic, 30 anni, uno dei giocatori più forti presenti del massimo campionato, alla ricerca però di una definitiva consacrazione mai avvenuta durante gli anni nella città di Dante.
Così, dopo trentasette reti in centotrentotto partite, il giocatore sloveno ha deciso di fare i bagagli e di muoversi verso la squadra rivelazione della Serie A 2016/17, l’Atalanta, alla ricerca di un’altra stagione memorabile sia in ambito nazionale sia in quello europeo.
Mai scelta si è rivelata più azzeccata perché quest’anno Ilicic si è dimostrato l’arma in più della squadra nerazzurra, dimostrandosi letale quando si è trattato di andare in goal (15 in stagione, suo record) e in grado di fare la differenza in molte occasioni.
Solo un infortunio patito al ginocchio che l’ha costretto ad uno stop nella seconda parte della stagione ha fermato quest’anno il numero settantadue (numero importante per l’Atalanta poiché indossato anche da Doni), autore della sua migliore annata in Serie A da quando nell’agosto 2010 è giunto in Italia.
Spesso gli sono state criticate la mancanza di continuità e l’imprecisione sotto porta poiché, dati alla mano, tirava spesso ma segnava poco oltre ad essere uno dei giocatori che colpiva più spesso i legni; quest’anno Ilicic è migliorato sotto questi punti di vista, giocando sempre in modo più che positivo ed aumentando in maniera esponenziale le volte in cui ha trafitto la porta avversaria oltre ad un essere anche un assist-man. La cosa che colpisce è che, quando segna, raramente realizza reti banali vedasi la rete fantasmagorica realizzata contro il Crotone oppure il terzo goal contro il Genoa, mostrando di essere il padrone della fascia destra, veloce nelle progressioni e con un mancino micidiale che ha spesso mandato in visibilio i tifosi dell’Atalanta.
Anche a livello europeo è stato decisivo con la sua classe e la sua esperienza nel percorso da urlo della truppa del Gasp diventando l’eroe nella memorabile serata al Westfalenstadion quando, con la sua doppietta, ha fatto vivere momenti di terrore ai tifosi del Borussia Dortmund e ai giocatori gialloneri, i quali non riuscivano più a fermarlo.
Josip Ilicic è tornato “IliCiclone”, nomignolo affibbiatogli dai tifosi del Palermo quando, dopo essere arrivato da oggetto misterioso insieme al connazionale Bacinovic, si era preso la piazza rosanero in seguito a prestazioni da fenomeno che avevano fatto infiammare la platea, abituata in quegli anni alle giocate sopraffine di giocatori come Miccoli, Pastore o Cavani. Doveva essere l’inizio di una carriera brillante, nei migliori palcoscenici europei così come i nomi citati in precedenza, ma la mancanza di continuità e alcune annate sottotono gli hanno fatto perdere questa opportunità dandogli l’etichetta di calciatore incompiuto, come molti altri suoi colleghi che hanno tradito le aspettative.
Un detto recita che se i giocatori slavi hanno voglia di giocare possono battere chiunque ma, se l’estro non li sostiene, possono perdere contro chiunque e ciò si applica alla perfezione alle annate antecedenti al suo arrivo a Bergamo.
Quest’anno, però, ha fatto ricredere tutti dimostrandosi l’uomo-copertina della stagione e toccherà a lui, negli ultimi centoottanta minuti conclusivi del campionato, prendere per mano la squadra e trascinarla di nuovo nel palcoscenico europeo, per una nuova ed entusiasmante annata.
Chapeau IliCiclone!
Paolo Castelli