Pochi lo sanno, pochi ne parlano.

Ma una ‘SuperLega’ professionistica nello sport europeo esiste già e muove una massa importante di milioni con annessi diritti televisivi e marketing vario, e decine di migliaia di tifosi (prima del Covid ovviamente), in città che più o meno sarebbero le stesse ‘capitali del calcio’, anche se spostate più a Est verso il Balcani, la Russia, la Grecia e la Turchia.

È l’Eurolega di pallacanestro, un campionato a invito per 16 squadre, con una formula mista: un nocciolo duro di dieci squadre ‘fondatrici’, tra cui l’unica italiana, l’Olimpia Milano targata Armani, e poi una serie di slot liberi determinati dalle classifiche dei singoli campionati: ovvero la terza e quarta spagnola, dietro le due corazzate Real Madrid e Barcellona, la terza greca dietro Panathinaikos e Olympiacos, la terza e quarta turca dietro Fenerbahce e Efes, la seconda russa dopo il CSKA Mosca, poi la campione tedesca, serba e croata.

Formula varata nel 2016, tra molte critiche che permangono: per esempio ci sono state alternanze tra una squadra francese e una croata, per allargare la vetrina.

Da quando esiste questa formula di Eurolega – quella precedente per esempio per l’Italia qualificava le prime tre del campionato, per cui nel 2015 Sassari che vinse il tricolore si qualificò  – è già accaduto due volte che la squadra campione d’Italia, la Reyer Venezia che ha trionfato nel 2017 e 2019, non abbia poi potuto accedere a questa Lega esclusiva, dovendosi accontentare della coppa degli esclusi, chiamata curiosamente proprio Champions, dove giocano le formazioni campioni dei vari tornei europei che non disputano l’Eurolega, un trofeo che conta pochissimo e ha un impatto mediatico e televisivo quasi nullo.

Una scelta che ha fortemente penalizzato ovviamente la serie A italiana che, è bene ricordarlo, è l’unico campionato professionistico italiano dopo il calcio.

Nei criteri di invito dell’Eurolega ci sono capienza minima dei palasport a 10mila, vicinanza ad un scalo aeroportuale internazionale, e altri requisiti.

Tra le escluse anche la storica e celebre Virtus Bologna, che eppure ha conquistato l’Eurolega nel 1998 e 2001, che eppure dispone di addirittura due impianti da oltre 11mila posti (Casalecchio e Fiera Unipol) eppure è chiusa da Milano (che per esempio non vince la vecchia coppa dei Campioni dal 1988).

Diverso il caso della Spagna o della Grecia o della Turchia che, avendo uno o due slot disponibili, hanno un campionato dove, prendendo ad esempio la Liga, le varie storiche antagoniste di Real e Barca come Valencia, Malaga Siviglia e Vitoria lottano e investono per conquistarsi due posti nell’Eurolega.

Che adesso studia un allargamento a 18 o 20 squadre sia per aprire a nuove realtà, come la Francia appunto, che per permettere a realtà storiche importanti (per esempio le due squadre di Belgrado, Partizan e Stella Rossa) di essere presenti più facilmente.

Ma è chiaro, tornando all’esempio dell’Olimpia Milano, che il campionato ha perso di importanza: ogni venerdì i tifosi milanesi vedono sfide contro Maccabi Tel Aviv o Galatasaray o Bayern Monaco, difficile poi due giorni dopo esaltarsi quando al Forum arrivano piccole realtà provinciali come Cremona, Pesaro o Reggio Emilia…

Fabrizio Carcano